Giuntoli può parlare di calcio con gli allenatori senza suonare forzato o, peggio, ridicolo (Condò)
Su Repubblica. È una figura di cui Massimiliano Allegri avrebbe avuto bisogno dal primo giorno in cui è tornato alla Juve

Giuntoli, Allegri, la Juventus. Ne scrive Paolo Condò per Repubblica.
Con l’ingaggio di Cristiano Giuntoli cinque anni dopo la defenestrazione di Beppe Marotta, la Juventus prova a correggere l’errore — non l’unico, ma molto deriva da lì — che le è costato la brusca interruzione del ciclo di vittorie più lungo del nostro calcio. Brusca non nell’atterraggio, visto che allora l’effetto Ronaldo le consentì altri due scudetti, ma nei tentativi di nuovo decollo.
Giuntoli è un manager che conosce molto bene il gioco: quando assiste a una partita, o meglio ancora a un allenamento, non vede muoversi pacchi di milioni ma innanzitutto giocatori con i loro pregi e i loro difetti. Può parlare di calcio con gli allenatori senza suonare forzato o, peggio, ridicolo. È un ruolo che nel tempo è stato ricoperto da Allodi, da Boniperti, da Galliani e ha evitato a fior di allenatori di andare a sbattere per un puntiglio, una visione distorta, un’incomprensione con la società.
È una figura di cui Massimiliano Allegri avrebbe avuto bisogno dal primo giorno in cui è tornato alla Juve, scelta coraggiosa per tutto ciò che ha rimesso in gioco, ma anche pigra perché le carriere dei tecnici evolvono, mentre la sua sembra un giorno della marmotta.