Prima la lite con Maldini, poi le polemiche su Kovacs. Il mister deve ricordare che la squadra lo ritiene un modello e che così la penalizza
Spalletti sembra aver perso serenità, scrive Claudio Savelli su Libero. E questo rischia di portare negatività al Napoli che sta per vincere lo scudetto e che martedì si gioca la possibilità del passaggio di turno in Champions League contro il Milan.
“Dottor Luciano e mister Spalletti, le due anime di un uomo tutt’altro che solo al comando del Napoli ma che, chissà perché, un po’ pensa di esserlo. Alla prima anima, serena e affabile, è di recente subentrata la seconda, nervosa e scorbutica, senza che ce ne fosse bisogno né motivo”.
Spalletti dovrebbe vivere tutto serenamente, e invece nelle ultime settimane è tornato ad essere “il tormentato professionista che non si accontenta e, quindi, non gode”.
Savelli punta il dito in particolare sull’appunto fatto da Spalletti all’arbitro Kovacs, che in Milan-Napoli di Champions non ha ammonito Leao per aver distrutto la bandierina del corner e sulla lite con Maldini. Il Napoli, scrive, ne risente e lo dimostrano le ammonizioni prese da Anguissa e Kim contro il Milan, in Champions.
“non a caso, Anguissa e Kim sono stati poco lucidi e hanno rimediato i cartellini di cui sopra per i quali salteranno il ritorno di martedì, e dove la squadra, nonostante un’ottima prestazione, ne è uscita sconfitta. Perché la fortuna premia gli audaci e il Napoli in questo momento non lo è più di tanto perché il mister è entrato in questo stato di tensione perenne. È vero che per Spalletti questo livello è una prima volta in carriera e che l’avvicinarsi del suo primo scudetto porta eccitazione e emozioni mai gestite prima, ma è anche evidente che, dall’alto dei suoi 64 anni, il mister abbia la cassetta degli attrezzi giusta per questo momento. È solo da aprire e usare”.
Savelli conclude parlando della squadra di Spalletti:
“La quale sta mostrando il suo unico difetto: essere emotivamente acerba e quindi strettamente dipendente dalle lune del suo creatore, ovvero Spalletti. Il mister deve ricordarsi di non avere gli occhi addosso solo da fuori, ma anche e soprattutto da dentro. Quelli dei suoi calciatori, che lo stimano e lo ritengono, a ragione, un modello”.