ilNapolista

A Napoli le élite vogliono il dialogo con gli ultras, qui non esiste il partito della fermezza (Il Fatto)

L’assurda serata sugli spalti contro il Milan ha radici lontane, la città non ha mai accettato De Laurentiis chiamato il pappone o il romano

A Napoli le élite vogliono il dialogo con gli ultras, qui non esiste il partito della fermezza (Il Fatto)
Napoli 16/03/2023 - riunione comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

Sul Fatto quotidiano una pagina dedicata allo scudetto del Napoli, soprattutto alla profonda avversione (per non dire odio) di una fetta consistente della città per Aurelio De Laurentiis da quasi vent’anni in città chiamato il pappone. L’analisi è di Fabrizio d’Esposito che si sofferma sulla saldatura culturale tra gli ultras e le cosiddette (e aggiungiamo presunte) élite. Come peraltro conferma l’illeggibile comunicato del Club Napoli Tribunale (ossia avvocati e giudici tifosi) distante anni luce dalla ovvia intransigenza del ministro dell’Interno Piantedosi.

Ecco cosa scrive d’Esposito sul Fatto quotidiano.

La verità è che la festa rovinata domenica sera ha radici vecchie di almeno tre lustri, laddove la napoletanità si è sbiadita in modo volgare e ripetitivo in quella che Raffaele La Capria ha classificato come “napoletaneria”. E così è finita che l’odiato presidente non è mai stato accettato da gran parte di Napoli. “Il Romano” è l’altro soprannome dispregiativo affibbiato al produttore cinematografico. Lui ci ha messo ovviamente del suo, reclamando talvolta l’amore della folla come l’imperatore Commodo del “Gladiatore” e offrendo quattro anni fa ai tifosi lo scalpo di Carlo Ancelotti (Ancelotti eh!) per sostituirlo col neofita Rino Gattuso, subito acclamato dal popolo. Non a caso, lo slogan degli ultras che lo contestano violentemente è questo: “Napoli siamo noi”. Una convinzione antropologica condivisa anche dalle élite cittadine (scrittori, politici, magistrati, intellettuali, avvocati, giornalisti) che in questi giorni chiedono un “dialogo con il tifo organizzato” in vista del tricolore. Altro che partito della fermezza, come invece vorrebbe lo stesso De Laurentiis che ha chiamato “delinquenti” gli ultras.

D’Esposito ricorda cha si tratta di una manifesto profondamente diverso da quello di trentatré anni fa.

È un tricolore all’opposto di quelli conquistati tre decenni fa nella golden age di Diego Armando Maradona. È un titolo che non solo ha sorpreso e spiazzato la città, ma che è frutto di una programmazione attenta ai bilanci, uno scudetto nordico o milanese se vogliamo continuare nelle provocazioni.

ilnapolista © riproduzione riservata