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Prandelli: «Quando mi voglio divertire guardo il Napoli. È la migliore squadra in Italia e in Europa»

Alla Gazzetta: «In estate si diceva che Spalletti fosse finito e che De Laurentiis e Giuntoli avessero ridimensionato il progetto. Invece… Il Napoli è squadra in tutto».

Prandelli: «Quando mi voglio divertire guardo il Napoli. È la migliore squadra in Italia e in Europa»
Hermann / KontroLab

La Gazzetta dello Sport intervista Cesare Prandelli. Il tema centrale dell’intervista è Dusan Vlahovic, ma c’è spazio anche per le altre squadre di Serie A, compreso il Napoli. Di Vlahovic, Prandelli dice che è «un predestinato». Lui lo ha allenato alla Fiorentina, tra il 2020 e il 2021.

«Dusan sta rispettando le aspettative. È fortissimo e ha ancora margini di crescita: deve restare sereno e non strafare. Dopo un infortunio così serve tempo per tornare al top. Comunque contro la Fiorentina ha avuto un’occasione e ha segnato un gol, poi annullato per questione di millimetri. A volte si dimentica che Vlahovic è un
2000».

A Prandelli viene chiesto quale giocatore gli trasmette più gioia. Indica Messi e Dybala.

«Messi. E Dybala in Italia».

Ma quando ha voglia di divertirsi Prandelli guarda il Napoli.

«Guardo il Napoli e non lo dico perché sta dominando il campionato. È la migliore squadra sia in Italia sia in Europa. In estate si diceva che Spalletti fosse finito e che De Laurentiis e Giuntoli avessero ridimensionato il progetto. Invece… Al di là dei singoli, il Napoli è squadra in tutto. Ha armonia, gioca con gioia: alterna possesso e ripartenze. E in fase difensiva è compatta».

La Juventus può compiere l’impresa di raggiungere la Champions nonostante il -15? Prandelli:

«È un punto sotto il settimo posto, ma è sempre la Juve: ha i mezzi per riuscirci. A volte la penalizzazione può dare una bella scossa. E una spinta in più può arrivare dall’Europa League e dalla Coppa Italia. Allegri dovrà coinvolgere l’intera rosa e così il gruppo si rafforzerà».

Non le viene mai la voglia di ritornare in panchina dopo l’addio del 2021?

«La passione è sempre tanta, ma la panchina non mi manca. E non tornerò indietro. Questa uscita dal calcio mi ha fatto benissimo: non ero depresso, ma mi sentivo ansioso e solo, anche a causa degli stadi chiusi per il Covid. Ringrazio la Fiorentina che mi comprese. Adesso ho ritrovato la gioia della normalità. Potrei pensare di tornare nel mondo del pallone soltanto in una veste diversa».

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