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Diritti tv, per il governo il lodo Lotito è inopportuno per il suo doppio ruolo

Su La verità. Una questione di opportunità che somiglia a un conflitto d’interessi: un senatore presidente di club è sconveniente 

Diritti tv, per il governo il lodo Lotito è inopportuno per il suo doppio ruolo
Auronzo di Cadore (Bl) 17/07/2022 - amichevole / Lazio-Triestina / foto Image Sport nella foto: Claudio Lotito

Il Governo ha stralciato il lodo Lotito dal decreto Milleproroghe: la proroga di due anni dei contratti di Dazn e Sky per la trasmissione delle partite di calcio di Serie A non sarà inserita nel provvedimento. Ma la partita non è chiusa: il governo mira semplicemente ad una legge ad hoc che riformi i diritti tv del calcio. La Verità, a proposito dello stralcio, scrive che il motivo vero per cui il lodo Lotito è stato tirato fuori dal Milleproroghe risiede in questioni di opportunità. Il Governo ritiene che sia sconveniente che a proporre novità in una materia del genere sia un senatore che è anche presidente di una squadra di calcio, ovvero la Lazio. Il quotidiano scrive:

“Una vicenda per certi versi bizzarra, visto che l’ipotesi di due anni extra per Sky e Dazn era stata ritenuta plausibile e in quanto tale avallata da tutta la maggioranza nel corso dei lavori in commissione, fino alla moral suasion del Colle. Ma se la versione ufficiosa è che lo stop all’emendamento Lotito sia stato sollecitato per un problema di poca omogeneità al provvedimento (tesi abbastanza risibile poiché il Milleproroghe è il decreto minestrone per antonomasia e in più la proposta di Lotito era nei fatti una proroga), nei corridoi di Palazzo la questione appare molto più chiara, e riguarda l’opportunità che a fare proposte del genere sia proprio chi raggruppa in sé la carica di parlamentare e di presidente di una squadra di calcio. Questione di opportunità, dunque, che il governo ha voluto segnalare avallando le presunte pressioni del Colle e togliendo dal tavolo la proposta di proroga fino al 2026 dei contratti vigenti. Proprio nel giorno dell’approdo in Aula del decreto, infatti, l’esecutivo ha calato un emendamento con cui si stralcia la norma in questione, che così dovrà essere riproposta in altro provvedimento, che stavolta dovrà necessariamente trattare di telecomunicazioni e di digitale, o comunque avere un titolo più vicino a questa materia”.

E ancora:

“Lontano dai microfoni, molti parlamentari ritengono singolare infatti che dopo la modifica della durata dei contratti vi sia un veto così forte su quella che sarebbe semplicemente una norma transitoria per quelli ora in vigore. Sfumata l’ipotesi Milleproroghe, l’unico modo per riproporre la questione dei contratti in vigore sarebbe una riforma complessiva della materia, che più di un esponente di maggioranza ha già detto di voler prendere in carico ed è effettivamente allo studio”.

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