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I Reyna: “Non fai giocare nostro figlio? Ti roviniamo, denunciamo i calci di 30 anni fa a tua moglie”

Il ct Usa Berhalther ora rischia il posto. Il NYT ricostruisce la soap opera tra famiglie legate da un’amicizia di 40 anni

I Reyna: “Non fai giocare nostro figlio? Ti roviniamo, denunciamo i calci di 30 anni fa a tua moglie”
Al Rayyan (Qatar) 21/11/2022 - Mondiali di calcio Qatar 2022 / Stati Uniti-Galles / foto Imago/Image Sport nella foto: Gregg Berhalter ONLY ITALY

Trenta anni fa, fuori ad un bar del college, il commissario tecnico della Nazionale maschile di calcio degli Stati Uniti ha preso a calci la attuale moglie. Avevano 18 anni. Quella violenza, trenta anni dopo, è diventata “una soap opera”: così la definisce il New York Times che, tra gli altri giornali internazionali, la racconta. Protagonisti: Gregg Berhalter, l’allenatore che adesso per quella storia rischia il licenziamento; uno dei suoi giocatori, Gio Reyna; il padre del giocatore, Claudio Reyna, ex capitano della nazionale Usa considerato uno dei più grandi giocatori della sua storia; sua madre, Danielle, anche lei nazionale nei primi anni ’90.

La trama è quasi incredibile. Martedì scorso Berhalter ha rilasciato un lungo comunicato su Twitter, rivelando che “un individuo” aveva contattato la federazione durante i Mondiali affermando di avere informazioni che avrebbero potuto costringere la federazione a licenziare il ct. Berhalter si è dunque fatto avanti, scrivendo di aver preso a calci la sua attuale moglie, Rosalind, durante una rissa alcolica nel 1991, quando aveva 18 anni e i due avevano appena iniziato a frequentarsi come studenti universitari. Pochi minuti dopo, US Soccer ha rilasciato una sua vaga dichiarazione, affermando di aver assunto uno studio legale, Alston & Bird LLP, per indagare sulle accuse contro Berhalter. Ma anche che c’era stato un “potenziale comportamento inappropriato nei confronti di più membri del nostro staff da parte di individui al di fuori della nostra organizzazione”.

Mercoledì pomeriggio i genitori di Gio Reyna hanno ammesso di essere stati loro la “gola profonda” dello scandalo: sono loro ad aver contattato il direttore sportivo Earnie Stewart l’11 dicembre con le informazioni sull’aggressione di trenta anni fa. Il motivo? Beh, dicono, “l’abbiamo fatto per proteggere nostro figlio da Berhalter”.

Dietro c’è un clamoroso intreccio familiare. Berhalter e Claudio Reyna giocavano a calcio insieme da bambini nel New Jersey, in una squadra allenata dal padre di Claudio, e poi al liceo St. Benedict’s di Newark. I due sono stati compagni di squadra ai Mondiali del 2002 e del 2006, e Reyna è stato anche testimone di nozze di Berhalter. Rosalind Berhalter e Danielle Reyna erano coinquiline e compagne di squadra di calcio all’Università della North Carolina.

Danielle Reyna ha ammesso di essere stata lei a contattare inizialmente Stewart. Ha detto di essere “indignata e devastata” per la violenta conferenza stampa di Berhalter contro il figlio durante i Mondiali. Reyna ha 20 anni ed è uno dei giocatori più promettenti della nazionale.

Danielle Reyna ha detto anche che il racconto di Berhalter della rissa al bar “ridimensiona significativamente gli abusi di quella notte”. Ha aggiunto di aver contattato Stewart, un amico di lunga data, “in confidenza” e che non si aspettava che i suoi commenti avrebbero innescato un’indagine. Ha detto di non aver mai chiesto il licenziamento di Berhalter.

“Rosalind Berhalter era la mia compagna di stanza, compagna di squadra e migliore amica, e l’ho sostenuta durante il trauma che ne è seguito”, ha detto. “In seguito mi ci è voluto molto tempo per perdonare e accettare Gregg, ma ho lavorato sodo per perdonarlo e alla fine entrambi e i loro figli sono diventati una parte importante della vita della mia famiglia. Mi sarei aspettata facesse lo stesso con Gio. Questo è il motivo per cui la situazione attuale è così dolorosa e dura”.

Claudio Reyna, peraltro, ha ammesso di aver espresso ai dirigenti della nazionale la sua “frustrazione” per lo scarso impiego del figlio ai Mondiali. “Ma in nessun momento ho mai minacciato nessuno, né l’avrei mai fatto”, ha detto.

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