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Onuora: “Sono stata violentata mentre gareggiavo per il mio paese” (Telegraph)

Bronzo nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Rio, l’atleta inglese racconta nel suo libro gli abusi razziali e le violenze sessuali subite da massaggiatori e colleghi inglesi

Onuora: “Sono stata violentata mentre gareggiavo per il mio paese” (Telegraph)

Ha scritto tutto in un libro Anyika Onuora, atlete inglese che ha vinto il bronzo olimpico a Rio 2016 e altre medaglie ai campionati mondiali di atletica leggera.

«È stato molto difficile, ma l’unica cosa che sono riuscita a ottenere è aver trovato altre persone che hanno detto: “Questo è successo anche a me”».

Pubblicato quest’estate, il libro racconta gli anni dell’atleta passati fra rabbia e vergogna all’interno della squadra nazionale inglese di atletica. Voleva essere ricordata per i suoi meriti sportivi e non per la testimonianza che ha coraggiosamente raccontato attraverso le sue pagine.

Come racconta il Telegraph,

In primo luogo è stato un fisioterapista che ha oltrepassato il limite in più occasioni, toccandole la vagina durante un massaggio e poi premendole il pene sulla schiena durante un’altra seduta. Poi un collega, atleta di punta – “lo sportivo” come lo chiama lei – l’ha seguita nella sua camera d’albergo e ha tentato di violentarla. Onuora non esita a descrivere l’episodio in vividi dettagli, come ha reagito dopo che lui l’ha bloccata.

Nel teatro Princess Anne Theatre, Onuora è stata selezionata per il William Hill Sports Book of the Year ed è stata una nuova occasione per raccontare la genesi del libro:

«L’ho scritto durante il lockdown, mentre guardavo il programma televisivo I May Destroy You con Michaela Coel”, dice. “Quello spettacolo mi ha lasciato senza fiato, con esperienze traumatiche simili [di violenza sessuale] e ha suscitato molti traumi guardandolo. Mi ha aiutato ad affrontarlo».

L’atleta ha poi amaramente ammesso che dietro la sua decisione di smettere con l’atletica a un anno dalle Olimpiadi di Tokyo hanno pesato molto gli abusi subiti ma soprattutto ha pesato la presenza di quell’ “atleta” che Onuora vedeva ogni volta che si allenava: «Soprattutto l’anno scorso, ho incontrato così tanto quell’individuo e mi ribolliva tutto dentro. È stato in parte il motivo per cui ho dovuto ritirarmi, sono onesta. O quello o sarei potenzialmente morta.»

Ha anche tentato il suicidio:

«Era il 2019 e gli atleti lavorano su cicli di quattro anni. I miei tentativi di suicidio [sono avvenuti] nel 2012 e nel 2016 – cosa pensi che potrebbe accadere nel 2020? Stare vicino a quell’individuo mi stava creando più danni che benefici.»

Sul movimento #MeToo, Onuora è speranzosa:

«Sì, c’è stato sicuramente un effetto a catena. Nell’atletica ci sono tante altre atlete che potrebbero aver vissuto la stessa esperienza. Durante i miei anni nello sport mi sono sentita, a volte, come se fossi stata messo a tacere. Ci sono i finanziamenti, gli sponsor, è tutto gestito da un’istituzione. Parlare è molto più difficile da fare quando ti senti in debito con persone che erano lì per sostenerti finanziariamente. Quindi c’è un elemento di paura per molti atleti».

Un cenno anche ai casi avvenuti nel calcio femminile americano dove, scrive il Telegraph, ormai gli abusi sono sistematici, o nella ginnastica in Gran Bretagna. Anche l’allenatore di Onuora ha ricevuto diverse denunce ma lui ha nega ogni coinvolgimento. Le rivelazioni di abusi nel mondo dello sport crescono, anche in Italia dove il mondo della ginnastica ha subito un terremoto.

 

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