N’Kono: «Prima del Marocco le squadre africane non hanno mai avuto la convinzione di poter vincere»
A La Repubblica: «Molti di noi a Italia '90 non vedeva l’ora di tornare a casa, il Marocco ha segnato la strada. Onana? Deve trovare l'umiltà»

La Repubblica intervista l’ex portiere del Camerun, Thomas N’Kono, oggi a Barcellona nello staff dell’Espanyol. Parla delle squadre africane impegnate al Mondiale in Qatar, a partire dal Marocco, che si giocherà il terzo posto con la Croazia.
«Premesso che non ricordo una finale equilibrata come quella di domenica prossima, io dico che sì, questo in Qatar è stato il Mondiale dell’Africa. Si è finalmente superata una barriera e credo che non si tornerà più indietro».
N’Kono spiega che si riferisce ad una barriera mentale.
«Mentale. Il Marocco, entrando in semifinale, ha fatto capire a tutte le nazionali africane che possono raggiungere
qualunque risultato finora mai centrato».
Il problema non è, come dice il ct del Marocco Regragui, quello dei dettagli che mancano all’Africa per vincere, ma la convinzione, dice N’Kono.
«Il livello tecnico dei calciatori africani è da molto tempo alto, giocano nei migliori campionati del mondo. Ma quanto alla convinzione di potere vincere, non l’hanno mai veramente avuta».
Parla per esperienza diretta, lei che nel 1990 sfiorò la semifinale?
«Certo che parlo con cognizione di causa. In quel Mondiale in Italia c’era tra noi chi non vedeva l’ora di tornare a casa, perché eravamo in corsa da tanto tempo. Invece il Marocco ha insegnato la lezione giusta. Che certe occasioni bisogna saperle afferrare al volo, perché non è detto che si ripetano, e comunque non in tempi ravvicinati. I marocchini sono stati tenaci, ci hanno provato fino alla fine e non hanno rimpianti».
N’Kono commenta anche il caso Onana: mandato via dal Mondiale dopo uno scontro con il ct Song.
«Onana deve trovare l’umiltà. Ci sono valori, nella vita, più importanti di tutto il resto. L’amicizia, ad esempio».