Acerbi: «Mi aspettavo che la Lazio mi difendesse. In pubblico il club deve proteggerti, anche se sbagli»
Al CorSport: «Sarri voleva tenermi, ma non mi sentivo adatto al suo gioco. Volevo divertirmi, lui invece ha il suo sistema e o fai così o fai così»

Mg Milano 01/10/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Tammy Abraham-Francesco Acerbi
Il Corriere dello Sport intervista Francesco Acerbi. Ex difensore della Lazio, è all’Inter da settembre. Per lui la squadra di Inzaghi può ancora vincere il campionato.
«Certo, se vinciamo contro il Napoli. E’ una partita da dentro o fuori. Ci giochiamo tutto a gennaio, perché, a differenza della prima parte di campionato, non ci sarà più tempo per recuperare e non potremo più sbagliare. Il Napoli, finora, ha fatto cose impensabili. Dopo la sosta, però, le cose possono cambiare. E lo dico per esperienza personale, basti pensare alla Lazio pre e post Covid. Fino allo stop eravamo ingiocabili. Poi sappiamo come è andata a finire…».
Ad Acerbi viene chiesto del famoso confronto nello spogliatoio dell’Inter che ha interrotto la crisi della squadra, prima della sosta.
«Io non credo ci fossero problemi così grossi. Anche se ci sono stati atteggiamenti sbagliati. Mandarsi a quel paese, però, ogni tanto può anche essere utile e non bisogna necessariamente prendersela. Ovviamente dipende dallo spirito con cui si compiono certi gesti. E si nota sempre quando è quello giusto».
Acerbi parla del suo passaggio all’Inter.
«Confesso di aver pensato di non venire più. Lo avevo detto anche ad Inzaghi. Non mi è piaciuto avere il dito puntato, con l’idea che avessi aiutato il Milan a vincere lo scudetto. L’effetto è che ora mi sono creato uno scudo e non provo più interesse per l’opinione della gente. Ho trovato profondamente ingiusto che venissero messe in discussione la mia serietà e la mia professionalità. Non me lo sarei mai aspettato per come ho lavorato negli ultimi 10 anni. Prima della malattia, il calcio per me era soltanto un hobby. Ma dopo sono stato impeccabile. E allora perché dovrei stare male per qualcosa che non ho commesso? Ho un carattere in forte, potrei andare in partita anche da solo. Sono arrivato al punto di non dover più dimostrare nulla. Sarei molto contento se l’Inter mi riscattasse, ma non avrei rimpianti in caso contrario».
Perché è finita male con la Lazio? Acerbi risponde parlando di Sarri.
«Cominciamo dalla fine. Sarei rimasto a vita, altrimenti non avrei firmato per 5 anni. Ma sono stato comunque io a voler andare via. E a giugno l’ho comunicato a Sarri, che avrebbe voluto tenermi. Ero stato contentissimo per il suo arrivo. E non ho nulla da dire sul suo valore come allenatore: al contrario, è bravissimo, è forte e pensa calcio 24 ore su 24. Ma non mi sentivo adatto per quello che lui vuole da un difensore centrale. Io volevo divertirmi, fare quello che mi piace in campo: ho bisogno di anticipare l’avversario, di leggere il gioco. Sarri, invece, ha il suo sistema e o fai così o fai così. Attenzione, però, ho sempre dato tutto, senza mai risparmiarmi».
Ma non si è trattato soltanto di una questione tecnica.
«Come io davo il massimo, facevano lo stesso anche i miei compagni. Facevamo fatica, però. E ci fi schiavano. Dopo il gol con il Genoa ho messo l’indice davanti alla bocca, facendo il gesto di stare zitti. Non era il caso, così ho chiesto scusa. Non è bastato: in quel momento si è rotto qualcosa. Ho un carattere focoso e tengo a quello che faccio. Sarebbe più semplice essere un paraculo, ma io non sono così. Nell’ultimo anno ho dovuto magiare tanta m…a. Ho fatto un errore, ma che vale 5 rispetto al 95 che ho dovuto ingoiare. Sono comunque andato avanti per la mia strada, mettendoci la faccia e fregandomene di tutto. E di questo sono molto orgoglioso. Altri, al posto mio, si sarebbero chiamati fuori molto prima».
Acerbi dice che si sarebbe aspettato di essere difeso dalla Lazio.
«Assolutamente. Puoi sbagliare, ma il club deve proteggerti in pubblico. Anche se poi ti massacra in privato».
Ed aggiunge:
«Personalmente, mi farebbe piacere sentire chi mi ha puntato il dito contro ammettere di aver sbagliato. Sento ancora fastidio per ciò che è accaduto».