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Wembanyama: «Voglio diventare un indifendibile, quando soffro penso a Kobe»

Alto 2,21, è il giocatore totale. In Nba molte squadre giocano “perdere” per poterlo prendere al prossimo draft. Si racconta a L’Equipe: “Ho un progetto, innovare il basket”

Wembanyama: «Voglio diventare un indifendibile, quando soffro penso a Kobe»

Victor Wembanyama, 2,21 metri con le movenze e la tecnica di un play basso, è la nuova pepita del basket internazionale. Lo sanno tutti, i suoi video sono virali. Le squadre più scarse di Nba probabilmente giocheranno “a perdere” questo campionato per garantirsi una possibilità di poterlo pescare per primi al prossimo draft. Il New York Times e Sports Illustrated sono venuti a seguirlo a Parigi. E’ una star, il francese, seppur giovanissimo. Uno che però racconta a L’Equipe come funziona la testa di un evidente predestinato. Uno che ha un’apertura alare, da una mano all’altra, di 2,31 metri e che cura maniacalmente la “tecnica di corsa”. Uno che dice: “Voglio diventare un indifendibile”.

Dice che i genitori sono parte fondamentale di questa crescita non solo fisica: “Non mi hanno mai messo pressione. Mi proteggono senza essere invadenti. Sono felice di essere capitato, a differenza di molti altri giocatori, in una famiglia equilibrata, che non penalizza il tuo sviluppo. Se avessi voluto fare l’avvocato, mi avrebbero incoraggiato e non sarebbero rimasti delusi se domani avessi detto loro che avrei lasciato il basket. Sono attenti, rispettosi e ambiziosi. Mia madre (Élodie de Fautereau) era un allenatore, ero nelle sue squadre da giovane, ma non mi ha formato per crescere, è rimasta nel suo ruolo di madre. Mio padre (Félix) ha fatto il salto triplo (record 15,56 m), il salto in lungo (record 7,41 m) e ha corso i cento metri in undici secondi. Ho fatto la pista con lui, mi ha insegnato a correre, ha corretto la posizione dei miei piedi, la mia postura. Avevo undici anni. Questo è un parametro essenziale per uno come me. Essere dotati di motricità e fluidità fa bene, ma la tecnica di corsa non si può inventare. È un lavoro vero, sottovalutato, che sono ancora lontano dal padroneggiare”.

A 10 anni era già alto più un metro e 80… “Ho sempre cercato di non differenziarmi o di considerare la mia taglia come una differenza. Cercavo di mettermi in condizioni di parità e poi migliorare lavorando come se fossi un giocatore di medie dimensioni. Da quell’età, ho cercato di fare tutto su un campo. Guarda i video, mi vedrai fare coast to coast, piccoli lay-up…

I riferimenti sono i classici: “Michael Jordan, la cui impronta è impareggiabile. Kobe Bryant, a cui penso quasi ogni giorno dalla sua morte. La sua scomparsa mi ha sconvolto. Conosco le sue statistiche, i suoi record, ma soprattutto ammiro lo stato d’animo, l’etica del lavoro, la filosofia nell’approccio al gioco… È seguendo il suo esempio che ogni giorno cerco di superare i miei limiti. Quando soffro, quando ho dei dubbi, spesso mi chiedo cosa avrebbe fatto Kobe. E so che avrebbe fatto di più, quindi ci riprovo”.

“Guardo per imparare. Lo faccio con Kevin Durant e Giannis Antetokounmpo, la loro tecnica, le loro mosse, il loro atteggiamento. Cerco di rubare loro alcune cose, di applicarle nelle partite. Dire che gioco come una guardia sarebbe ridurre i miei obiettivi e il mio repertorio. Vorrei evolvermi in tutte le posizioni. Tutto dipende dall’avversario e da chi mi sta difendendo. Voglio poter fare tutto. Alla fine, voglio solo essere me stesso, creare il mio personaggio.
È nella mia mente di continuare a innovare. Mettere molti punti, prendere sempre più rimbalzi. Ma a un certo punto, gli avversari si adattano. Devi sorprendere, scioccare, scioccare sempre. Vorrei diventare un indifendibile, un giocatore capace di adattarsi a tutte le situazioni, versatile, tanto un difensore quanto un attaccante. Un giocatore di basket come un giocatore di scacchi, capace di anticipare ogni mossa dei miei avversari, e di avere la risposta. Mi ispiro ai grandi giocatori, con l’idea di creare la mia filosofia, il mio gioco, qualcosa di nuovo. E non ho dubbi che scegliendo la strada giusta, con le mie radici uniche, riuscirò a raggiungere i miei obiettivi”.

Non sente la pressione, per ora: “Mi sto preparando da quando sono nato. Questo non mi sorprende. Più passa il tempo, più le sfide che mi sono posto sono palpabili. Aumenta la mia concentrazione e l’eccitazione. Non mi sono mai sentito così concentrato. Nessuna parola al mondo può essere più appagante della realizzazione della mia visione del progetto. È così che voglio vivere la mia vita”.

Il capitolo hobby, anche quello è indicativo: è un appassionato di Lego e disegno. “Si tratta di attività salutari, che richiedono precisione combinando il lavoro delle mani e del cervello. Mi rilassano e mi permettono di pensare”.

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