Su Avvenire. L’accusa è «esercizio abusivo di attività di giuoco». Può farlo on line ma non non potrebbe – per l’accusa – incassare contanti
Stanleybet Malta Lltd, una delle più grandi società di raccolta scommesse, è stata bloccata sull’intero territorio nazionale con
l’accusa di «esercizio abusivo di attività di giuoco». Lo riferisce Avvenire. La decisione – di bloccare l’attività di Stanleybet – è stata del Gip del Tribunale di Catanzaro accogliendo la richiesta della Procura guidata da Nicola Gratteri.
Gli uomini della Polizia hanno eseguito il sequestro preventivo delle insegne e dei marchi riconducibili a Stanleybet Malta presenti sul territorio italiano e il divieto temporaneo di esercitare, nel territorio della Repubblica italiana, l’attività di esercizio e raccolta di scommesse sportive. L’ipotesi investigativa è che la società, uno dei big dell’azzardo, abbia raccolto in Italia scommesse su eventi sportivi e altri tipi di evento, utilizzando sia proprie sedi che per il tramite di imprese indipendenti, «senza alcun titolo concessorio dei Monopoli di Stato e della prescritta licenza rilasciata dal Questore, commettendo così il reato di esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa».
Avvenire riporta una nota della Polizia.
Stanleybet «può solamente esercitare l’attività di scommessa su gioco a distanza, ovvero online e, dunque, non può ricevere denaro contante dai giocatori presso le ricevitorie; di conseguenza, non avendo alcun titolo autorizzativo per le scommesse su rete fisica, l’operatore non può esporre all’esterno del punto vendita, marchi o insegne».
Inoltre, rincara la dose la Procura, «l’assenza di concessione su rete fisica comporta, anche, il mancato collegamento al Totalizzatore Nazionale – uno strumento informatico che in tempo reale controlla le giocate che avvengono presso i concessionari autorizzati – che da un lato garantisce la massima trasparenza e regolarità per lo scommettitore e, dall’altro, computa il pagamento delle imposte al quale sono tenute le società di bookmakers ed i propri centri di raccolta».
L’inchiesta non è terminata.
Si tratta dell’ennesima puntata di una vicenda iniziata nel 2016, quando scattarono contro Stanleybet alcuni provvedimenti
amministrativi, come ricorda l’avvocato Daniela Agnello, difensore della società che, afferma: «Esprime, mio tramite, profondo stupore per un provvedimento emesso da un giudice territoriale che non tiene conto della giurisprudenza nazionale e eurounitaria». Per la legale «il provvedimento verosimilmente tralascia persino le recentissime sentenze emesse dai supremi giudici italiani che ritengono la posizione della società come un’eccezione alla regola e statuiscono “attività trasparente e lecita” e “attività regolare e sanata dalla giurisprudenza”».