«Sono cresciuto nelle favelas. Fermarsi e fare foto con un tifoso è solo un piacere. Mourinho mi seguiva ai tempi dell’Inter»
Un racconto notevole e soprattutto molto particolare, compiuto da Reginaldo, 39 anni, ex attaccante della Fiorentina e ora in piena attività al Picerno squadra lucana che milita in Serie C. Alla terza puntata su Twitch de Lacasadic, il brasiliano ha rilasciato un’intervista sul suo passato e sul suo presente. Una dichiarazione di una certa importanza e sorprendente, ma non come la sua seconda giovinezza al Picerno:
“Venivamo da un periodo dove non giocavamo male, ma non riuscivamo ad ottenere una vittoria. L’abbiamo ritrovata domenica dopo quella della seconda giornata contro il Foggia: serviva per dare più fiducia a tutti in vista della seconda parte del campionato. So quello che posso dare alla squadra. Credo che questo sia il girone più difficile, ma abbiamo dimostrato che possiamo dire la nostra contro chiunque. I punti non sempre sono arrivati, ma il gioco non è mai mancato. Dobbiamo essere più concreti per cercare di fare molti punti da qui a gennaio“
La sua determinazione e costanza non sono svanite, nonostante l’età. Per questo Reginaldo non si pone limiti, ma si presenta con grande maturità, umiltà e voglia di vincere ancora:
“Il post partita è importante, serve a valutare ciò che hai fatto di buono o sbagliato. Se si perde, si deve avere la forza di tirare su di morale i compagni giovani, facendo capir loro il momento: se perdi una gara puoi anche vincerne tre di fila, ma l’attenzione non deve mai calare. Quando perdo non dormo la notte, prendo sonno alle 4-5 del mattino. Non riguardo i miei gol, quando li pubblicano li metto anch’io sui miei social, ma se vado a rivedere i gol fatti un po’ ci si monta la testa perché noi attaccanti viviamo per il gol. E questo lo dico nonostante l’età“.
Il classe 83 scopre, quindi, una seconda vita al Picerno un team che lo ha cercato, voluto e che ha creduto in lui fin da subito:
Avevo altre offerte, da parte di squadre nelle quali ero già stato o che comunque non mi hanno cercato tanto quanto il Picerno. Prima di arrivare, mi hanno raccontato della società e di come vivono il calcio. La motivazione per stare in campo la trovo dentro di me, per quei 500-600 tifosi. Lo stimolo dev’esserci sempre e per questo lavoro su me stesso. L’anno scorso abbiamo disputato i playoff: ero felice soprattutto per i tifosi che ci seguono ovunque e ci fanno sentire il loro calore. A 39 anni se non sudo la maglia non mi sento bene. La scelta di Picerno è stata questa. La maglia qui in pochi me l’hanno chiesta, perché comunque se la comprano. Io sono cresciuto nelle favelas. Fermarsi e fare foto con un tifoso è solo un piacere. Ovunque io abbia giocato, ho sempre riservato la giusta attenzione ai tifosi perché mi ritengo una persona normale e mi comporto così anche qui. A inizio campionato ero infortunato e mi chiedevano come mi sentissi. A me questa cosa ha fatto veramente piacere. Ci tengono molto e noi dobbiamo dare tutto”.
Immancabili, però, le parole al miele per il Treviso e un aneddoto particolare sul suo passaggio alla Fiorentina:
Al Treviso devo tutta la mia carriera, mi hanno insegnato tanto ed è stata la mia esperienza più bella. Ho fatto Beretti, Primavera e prima squadra. Quei ricordi li porto ancora con me. Ho avuto Tedino in Primavera: arrivai a 16 anni senza conoscere l’italiano. Mi hanno indicato la strada giusta. Ora a 39 anni gioco in C e quello che mi ha insegnato la città di Treviso mi ha portato ad essere quello che sono adesso. Con la Fiorentina c’erano Pazzini, Toni, Mutu. Una volta, dopo esser tornato dal Brasile, era il compleanno di mia sorella. Mi hanno chiamato e mi hanno detto che dovevo firmare con la Fiorentina. Il mio ex procuratore voleva farmi una sorpresa, litigai anche con il Treviso perché non giocavo, schieravano Acquafresca. Sapete perché? Ero stato già venduto alla Fiorentina tre mesi prima e non lo sapevo. Mi hanno avvisato all’improvviso e mi hanno detto di firmare. Non ci ho pensato due volte e ho firmato. Un gruppo fantastico che mi ha fatto sentire a mio agio.”
Non manca anche un riferimento a Mourinho e a quell’interesse mostrato dall’Inter:
“Mourinho mi ha seguito, me lo disse Maicon. Era il giorno della partita contro l’Inter, quella in cui perdemmo all’ultimo con Samuel che fa gol su calcio d’angolo ( e che mi rifila una gomitata ) e dove io faccio due assist a Maccarone. Fu in quell’occasione che Maicon mi rivelò che Mourinho mi seguiva, tramite una rete di osservatori, da circa tre mesi. Era l’Inter del Triplete, fa sempre piacere ricevere interessamenti del genere. Parma, Siena e Fiorentina però non erano da meno”.