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Iran, scontro tra il ct Queiroz e i giornalisti alla domanda sulla protesta delle donne

«Quanto mi paghi per rispondere alla tua domanda? Pensa a quel che è successo nel tuo Paese (l’Inghilterra) con l’immigrazione»

Iran, scontro tra il ct Queiroz e i giornalisti alla domanda sulla protesta delle donne
San Pietroburgo (Russia) 15/06/2018 - Mondiali di calcio Russia 2018 / Marocco-Iran / foto Imago/Image Sport nella foto: Carlos Queiroz

Scontro tra il ct dell’Iran – Carlos Queiroz – e giornalisti alla conferenza di presentazione della squadra per il Mondiale di calcio che si svolgerà in Qatar.

Queiroz ha allenato il Real Madrid, è stato ct del Portogallo, a lungo anche vice del Manchester United.

Il Telegraph racconta che ha avuto una reazione brusca quando gli è stato chiesto dell’oppressione delle donne in Iran. Il quotidiano inglese ricorda che circa 14mila persone sono state arrestate dalle forze di sicurezza in Iran che è il primo avversario dell’Inghilterra nel gruppo B dei Mondiali. È di ieri la notizia della convocazione di Azmoun il calciatore apertamente critico nei confronti del regime.

La Bbc ha stimato in 320 i morti in Iran in seguito a violenze delle forze di polizia. Lunedì, il parlamento iraniano ha votato per l’uso della pena di morte per coloro che protestano a favore dei diritti delle donne. In recenti interviste Queiroz si è sempre rifiutato di rispondere a domande sull’argomento. Il Telegraph ricorda che questo mese, in un’amichevole, i calciatori iraniani si sono rifiutati di cantare l’inno nazionale come gesto di solidarietà con i manifestanti.

Scrive il Telegraph:

Quando, alla fine della conferenza, a Queiroz è stato chiesto che lavora per una nazione che opprime le donne, ha risposto così: «Quanto mi paghi per rispondere a questa domanda? Quanto mi paghi? Parla con il tuo capo e dammi la tua risposta. Non mettermi in bocca parole che non dico. Sto chiedendo quanti soldi mi paghi per rispondere.»

Poi, uscendo dalla stanza, ha commentato (in riferimento alla Gran Bretagna): «Pensa a quello che è successo nel tuo paese con l’immigrazione.»

In precedenza, quando gli è stato chiesto se i suoi giocatori sarebbero stati autorizzati a protestare contro la morte di Mahsa di Amini e altri presunti morti per mano della “polizia” iraniana, il 69enne allenatore portoghese non sembrava escluderlo.

«L’Iran è esattamente come il vostro paese. Segue lo spirito del gioco e le leggi della Fifa. È così che ci si esprime nel calcio.  Ognuno ha il diritto di esprimersi. Ci si inginocchia alle partite (il Black lives matter). Alcune persone sono d’accordo, altre non sono d’accordo, e in Iran è esattamente la stessa cosa.

«I giocatori hanno solo una cosa nella loro mente che è quello di lottare per il loro sogno di essere al secondo turno. Sono persone che capiscono una cosa semplice, se fossero in grado di farlo non solo faranno parte della storia, ma faranno la storia. Questa è la sesta volta che l’Iran partecipa a una Coppa del Mondo e non è mai stato al secondo turno».

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