Le dimissioni del CdA hanno un primo risvolto sul piano giudiziario. Non c’è più il pericolo di reiterazione del reato. Cade la richiesta di interdizione dalle cariche

Le dimissioni del Consiglio di Amministrazione della Juventus hanno già un primo risvolto sul piano giudiziario: i pm rinunciano all’appello contro il rigetto della richiesta di domiciliari per Agnelli e altri dirigenti del club bianconero. Con la decadenza delle loro cariche, infatti, viene meno il pericolo di reiterazione del reato, cioè del falso in bilancio.
Il Corriere dello Sport scrive:
“Dalla procura di Torino, infatti, filtra l’intenzione da parte dei pm (i sostituti procuratori Ciro Santoriello e Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio), di rinunciare all’appello contro la decisione del gip Lodovico Morello che lo scorso 12 ottobre aveva respinto la richiesta di misure cautelari e l’interdizione delle cariche societarie di alcuni indagati, tra cui proprio Agnelli. Non essendo più in carica, infatti, cadrebbe la possibilità di reiterazione dei presunti reati contestati agli indagati, con l’approvazione di un ulteriore bilancio (2021-22) su cui gli inquirenti nutrono forti dubbi: in particolare la rinuncia dei magistrati riguarderebbe il provvedimento di interdizione dalle cariche societarie, nella richiesta della pubblica accusa erano già state eliminate le misure cautelari”.
Inizialmente la Procura di Torino voleva arrestare Agnelli. Lo scriveva settimane fa in modo molto chiaro Il Giornale.
All’inizio della settimana scorsa il giudice preliminare ha respinto la richiesta, non perché non ci fossero indizi di colpevolezza ma perché il clamore suscitato dagli avvisi di garanzia e delle perquisizioni del novembre scorso era stato tale da rendere improbabile che gli indagati potessero colpire ancora. Nei tre bilanci annuali sotto accusa (2018, 2019, 2020) la Procura ha individuato 216 milioni di perdite non dichiarate. Da parte del club sono state diramate notizie false sullo stato di salute aziendale, rese ancora più inaccettabili trattandosi di una società per azioni quotata in Borsa: per cui all’accusa di falso in bilancio per Agnelli & C si aggiunge anche il reato di aggiotaggio informativo. In sostanza, bugie raccontate per tenere alto il valore delle azioni bianconere.