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Il gol di Kvaratskhelia: tre tocchi di destro in 40 metri e poi gol di sinistro

Per la serie “sembra facile”: lancio di Zielinski e il georgiano dimostra cosa vuol dire avere un campione in squadra. La lezione di Spalletti sul 2-0

Il gol di Kvaratskhelia: tre tocchi di destro in 40 metri e poi gol di sinistro
As Napoli 01/10/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Torino / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: esultanza gol Khvicha Kvaratskhelia

Il Napoli ha segnato bellissimi gol, ma quello che più mi ha impressionato è stato il terzo, segnato da Kvaratskhelia.

Per quattro  ragioni. Tre che riguardano i distinti gesti tecnici che hanno caratterizzato l’azione del singolo, ed una che riguarda l’azione nel suo “sistema”, e cioè come “giocata di insieme” e di squadra.
Partiamo da quest’ultima.

Politano libera Anguissa

La giocata, evidente frutto di uno schema, è simile a quella con cui Politano libera Anguissa nello spazio per il secondo gol.
In pratica, mentre l’interno (nel caso di Zielinski) o l’esterno (nel caso di Politano) si abbassa per ricevere il pallone, il compagno già inizia a buttarsi nello spazio che sta dietro al giocatore ricevente. Perché sa che li è destinato, a sua volta, a ricevere il pallone.

Perché, infatti, questo schema prevede che: i) chi nel frattempo si è “abbassato” per ricevere il pallone si porta addosso, in questo modo, il movimento a salire della squadra avversaria.

ii) sa che questo movimento degli avversari libera proprio lo spazio in cui sta buttandosi il compagno.

iii) ed ha cosi gioco facile nel calciare di prima la palla proprio in quella zona del campo libera ed in cui sta scattando il compagno.

E così è, per quanto si faccia presto a dire “gioco facile”. I due gesti tecnici di Politano e Zielinski, eccellenti, dimostrano proprio che la “reductio ad unum” di ogni simile discussione è proprio la qualità del materiale umano, senza la quale ogni schema è vano. Seppure è vero, per essere sinceri, che proprio grazie allo schema che a volte la qualità arriva a buon fine.
Lo schema può essere un vantaggio, se per schema si intende quella “giocata organizzata” che la squadra che ha il pallone sa che farà, mentre chi difende  non sa che l’avversario farà.

La giocata di Zielinski

E qui ci allacciamo alla prima giocata individuale incredibile del gol in questione: quella di Zielinski.
Che mentre sta “abbassandosi” per ricevere il pallone, inizia già a posizionarsi con il corpo in modo da compiere quella mezza torsione che gli consente di calciarlo di prima dove ha già intenzione di calciarlo.
Zielinski, seppure quasi girato di schiena a tre quarti rispetto al compagno, grazie a quella rotazione ruba il tempo agli avversari e calcia d’impatto. E subito la palla nello spazio, cosi da facilitare il controllo libero del compagno che andrà a riceverla.
Giocata superlativa, anche perché fatta non con il suo piede. Per quanto Zielinski (che chi scrive non adora, sia chiaro) sia uno dei pochi centrocampisti in Europa a calciare e portare la palla indistintamente con il destro ed il sinistro.

La corsa di Kvara col pallone

La seconda giocata individuale incredibile è la corsa del georgiano con il pallone.
In sostanza, copre 40 metri di campo con tre tocchi di conduzione della palla. Senza mai sbagliare sia direzione della stessa e dopo ognuno di questi (punta la porta già da centrocampo, per intenderci, e quella direzione mantiene fino alla fine) sia la velocità con cui colpire (e quindi gestire nella corsa) il pallone.
Si badi bene, i tre tocchi in conduzione li fa con il destro, perché poi, e qui sta la terza giocata fenomenale, appena il difensore del Torino gli arriva addosso per chiuderlo, il campione georgiano cambia piede e se la mette sul sinistro. Sapendo e capendo (in una frazione di secondo) che è l’unico modo: i) per usare l’altra parte del corpo (appunto quella destra, che l’avversario sta per aggredire) per coprire il pallone;
ii) guadagnarsi gli ultimi metri per prepararsi al tiro, che poi esegue con lo stesso piede sinistro.
Un’azione fenomenale e non casuale, perché prodotto di uno schema (di squadra) tipico della risalita del campo del Napoli. E perché prodotto di giocate tecniche individuali da giocatori di altra categoria.
P. S. Nell’azione del primo gol di Anguissa, il georgiano fa un’altra giocata da campione, anche se sembra facile, quella di usare la sovrapposizione di Mario Rui dandogli il pallone con i tempi giusti. L’azione è la dimostrazione di cosa voglia dire avere un campione in squadra. Nel senso che gli avversari battezzano sempre la prima giocata (mossa) difensiva su di lui, lasciando liberi quegli spazi che lui  stesso deve sfruttare anche in questo modo, cioè giocando con l’altro (e qui secondo chi scrive stava l’incazzatura di Spalletti quando gli reclamava più gioco di squadra).
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