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Anconetani, l’incubo degli allenatori: voleva diventare vescovo, si arricchì da abusivo del calcio

La Gazzetta traccia il profilo dello storico presidente del Pisa. Lo chiamavano il «Signor cinque per cento». All’Hotel Gallia viveva in una cabina telefonica e non aveva rivali

Anconetani, l’incubo degli allenatori: voleva diventare vescovo, si arricchì da abusivo del calcio

Sulla Gazzetta dello Sport un ritratto di Romeo Anconetani nel centenario della sua nascita. Anconetani è stato presidente del Pisa negli anni ‘70 e ‘80. Al Pisa ha fatto tutto, ricorda la rosea, tanto che lui stesso, un giorno, disse:

«Il Pisa sono io».

“Vero. Romeo è stato presidente, vice, segretario, impiegato, magazziniere. E anche “allenatore”, perché voleva fare la formazione. Ha inventato un mondo, il suo. Ha inventato molte altre cose: il mediatore, il procuratore, la prevendita e le trasferte in corriera con i tifosi, i ritiri punitivi. È stato squalificato a vita, poi amnistiato, ha vinto
campionati e licenziato venti allenatori. È stato un eccessivo uomo di calcio. Uno scaramantico e rivoluzionario avventuriero. La sua vita è uno straripante romanzo”.

E la rosea racconta proprio la sua vita. Anconetani nasce a Trieste, da padre ferroviere. Quando ha 17 anni la famiglia si trasferisce in Toscana.

“È sveglio e veloce. Disegnatore alla Montecatini, artigliere nell’esercito, non sa giocare a calcio, ma lo adora. Sogna di diventare vescovo, ma vive per il pallone dietro le quinte, l’organizzazione”.

Non sa giocare a calcio, ma lo adora. Sogna di diventare vescovo

A diciotto anni diventa segretario del Signa, poi arrivano l’Empoli e il Prato in serie C. Nel 1955, quando ha 35 anni, lo accusano di aver comprato il risultato della partita tra Poggibonsi e Pontassieve e viene inibito a vita, con il divieto di ricoprire cariche sociali e federali.

Anconetani non si perde d’animo: chiede ed ottiene, alla Camera di Commercio di Pisa, la licenza di mediatore e si rituffa nel calcio cominciando a comprare e vendere giocatori per decine di società.

Lo chiamano il «Signor cinque per cento»: è la percentuale che prende per ogni affare. Entra al Gallia, il tempio del calcio mercato e si muove agile e disinvolto, abiti e cravatte di classe, la vocina chioccia, parla a mitraglia, giudica, insulta. Romeo Anconetani è un abusivo, un radiato, un intruso, ma tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Ha uno sterminato archivio di giocatori, migliaia di schede scritte mano. Precise, complete. Ruolo, carattere, vita privata. Romeo, è buona quell’ala? Romeo, posso prendere quello stopper? Lui è generoso e consiglia, qualche volta «anche a gratis», a gentile richiesta”.

Lo chiamano il «Signor cinque per cento»: è la percentuale che prende per ogni affare. Anconetani è un abusivo, un radiato, un intruso, ma al Gallia tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Ha uno sterminato archivio di giocatori, migliaia di schede scritte mano

Al Gallia non ha rivali. Passa ore ed ore in una cabina telefonica a trattare.

“Si piazza in una cabina telefonica e parla e parla. La sequestra, è sua, ci sta dentro ore e ore. Scarabocchia fogli e foglietti, alza la sua vocina stridula. Sentilo, Romeo, senti come starnazza. Ecco, arrivano i padroni della campagna acquisti. Ecco Gipo Viani e Italo Allodi. I cronisti del mercato fiutano le notizie, si agitano e corrono alla cabina, battono sul vetro. «Romeo, esci, dobbiamo telefonare». Lui, rosso e sudato, apre leggermente la fessura e urla: «Via, andate via! Io vivo e lavoro dentro questo metro quadro. Tornate ai vostri giornali. Via!»”.

«Via, andate via! Io vivo e lavoro dentro questo metro quadro. Tornate ai vostri giornali. Via!»

Litiga con tutti, poi fa pace, poi torna a litigare. Continua ad operare nel mondo del calcio anche se non potrebbe, con un’influenza grandissima. E si arricchisce. Nel libro «Io può», Massimo Arcidiacono e Maurizio Nicita raccontano le proprietà di Anconetani:

«Acquista una villa a Castiglioncello, poi una a Pisa, una all’Abetone, una scuderia di cavalli da corsa, ama i quadri e comincia a collezionare dipinti dei macchiaioli toscani»”.

È milionario e nel 1978 acquista il Pisa.

“Pronti 250 milioni di lire in contanti e un miliardo di debiti da pagare a rate. Per la Federcalcio è squalificato a vita?Lui nomina presidente il figlio Adolfo. Quattro anni dopo arriva l’amnistia del Mundial e Romeo diventa il presidente, il padrone di tutto”.

Una storia lunga 16 anni, fino al fallimento del 1994. In mezzo, il Pisa che passa dalla Serie B alla Serie A, successi sportivi e tanti acquisti importanti, come El Cholo Simeone.

Non colleziona solo pittori macchiaioli, ma anche allenatori.

Ne caccia venti, qualcuno più volte. Gli chiedono: chi le ha dato di più? Risposta: «Gigi Simoni, perché mi ha portato due volte in Serie A»”.

 

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