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Perché nei salotti buoni non si parla mai di Mario Rui?

I terzini oggi sono uomini copertina e lui in copertina non c’è mai. Eppure quest‘anno ha fatto più assist di Cancelo, Theo e Robertson

Perché nei salotti buoni non si parla mai di Mario Rui?
Mg Verona 15/08/2022 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mario Rui

Non si capisce perché al buon Mario Rui non debba essere concesso il lusso di essere apprezzato quanto meriterebbe il suo rendimento straordinariamente costante. I fatti dicono che il portoghese è da anni un calciatore importante di una delle squadre più forti in Italia (quest’anno – lo diciamo sottovoce – anche d’Europa) eppure continua ad essere sostanzialmente snobbato dai salotti buoni del calcio.

Mario Rui non è mai in copertina, eppure i terzini, al nostro tempo, non sono più gli onesti lavoratori di un tempo: sono calciatori da copertina. E voi ricordate mai che si sia parlato di Mario Rui per più di dieci secondi in una trasmissione televisiva? Chi scrive, in tutta onestà, fa una certa fatica. Al massimo, se n’è parlato in qualche show di emittenti locali che l’hanno sempre considerato l’anello debole del Napoli.

Per dirne una di più, indicativa della scarsa considerazione di cui gode: i suoi fanta-allenatori (tra cui il sottoscritto) sapranno che il voto che ha portato a casa Rui nelle due partite con Cremonese e Milan è 6. Lo capite? 6. E sono due partite letteralmente decise da due traiettorie magiche che ha disegnato per la cabeza di Giovanni Simeone. E sì, gli si è data la sufficienza e niente più. È a tratti incredibile. Li avesse fatti un altro, quei cross, chissà che voto gli avrebbero messo. Invece, 6.

Sarà perché il 6 ce l’ha sulla maglia. O sarà per quell’aspetto da instancabile gregario che più della sufficienza non ispira mai. Sarà per qualche altro assurdo motivo che però si comprende con difficoltà. I numeri, però, ritraggono fedelmente una realtà che non viene raccontata abbastanza: su quelli non si imbroglia, poche storie. E i numeri dicono che Mario Rui al 27 di ottobre del 2022 ha già realizzato 6 assist stagionali (qualche sito dice 5 – è sempre più difficile contarli rispetto ai gol). Certo, è un ottobre calcistico speciale perché si sono giocate più partite di quante di solito se ne giocano al 27 di ottobre, ma tant’è.

Per rendere l’idea dell’importanza del dato: il suo celebratissimo connazionale Joao Cancelo ne ha fatti 5 (1 in Premier), Ferland Mendy uno solo tra Liga e Champions, Nuno Mendes lo stesso. Robertson ha siglato 3 passaggi vincenti, Alexander Arnold è clamorosamente a secco. Concludiamo tornando all’Italia: Theo Hernandez ne ha fatti 4 (2 in campionato, 2 in Champions), Dimarco 2, Alex Sandro 1 così come Spinazzola. Diciamo che conta poco che i siti di statistiche concordino: che gli assist di Rui siano 6 o 5, nessun altro tra i terzini delle squadre migliori d’Europa ne sta facendo altrettanti. E pensare che Rui si sta alternando col pur bravo (e promettente) Olivera, che per giunta ha tutt’altro fisico. Significherà qualcosa o no?

Per concludere, è bene sottolineare anche che nella maggioranza dei casi non si è trattato nemmeno di passaggi banali. Mario Rui ha dipinto cross eccezionali quest’anno. L’ultimo stasera. L’intesa con il Cholito Simeone – e l’abbiamo scritto – funziona alla grande. Ma anche con Osimhen, l’anno scorso, il portoghese se la intendeva bene: si ricorda nitidamente una pennellata speciale sulla testa di Victor che permise di riagguantare un pareggio insperato in un bruttissimo pomeriggio cagliaritano.

Insomma, spesso sembra che Mario Rui sia buono solo “per il meme”, direbbero i più giovani. Lui è il figlio unico della canzone di Rino Gaetano, quello brutto, tozzo e “male incavato” sempre in mezzo alle botte quando c’è da darsele di santa ragione. È il motivo per cui sui social hanno cominciato a chiamarlo Maestro. Diciamoci serenamente che le cose stanno molto diversamente: Mario Rui è altro. Mario Rui è un calciatore forte. E i suoi limiti non sono mai stati tecnici.

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