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È morto Enzo Garinei. Di sé diceva: mai voluto essere un primo attore, sono un vero caratterista

Sul Fatto alcuni stralci della sua biografia. “Spesso, pensando a chi non c’è più, mi volto verso l’alto e mando loro un bacio. Per tutti loro provo una grande nostalgia”.

È morto Enzo Garinei. Di sé diceva: mai voluto essere un primo attore, sono un vero caratterista

È morto Enzo Garinei, attore di cinema e di teatro, doppiatore. Aveva 96 anni, era il fratello del commediografo e regista teatrale Pietro Garinei.

La sua è stata una carriera dedicata al cinema e al teatro. Due anni fa era tornato in tournée con la nuova edizione di “Aggiungi un posto a tavola”.

Oggi Il Fatto pubblica alcuni stralci della sua biografia, “1926: io c’ero”, a cura di Laura De Luca. Parla dei tanti con cui ha lavorato, come Totò. Ne riportiamo qualche stralcio. Sul Principe De Curtis scriveva:

“Era un fenomeno, ma si sminuiva sempre”.

Di Vittorio Gassman, invece, era convinto che “non avrebbe voluto recitare”. Lo definiva “sempre serio, pignolo”, sul set arrivava in anticipo, con libri e giornali.

“Si sedeva al tavolino del bar e iniziava a leggere. Ho sempre pensato che gli sarebbe piaciuto fare lo scrittore, il regista, o il politico. Era sempre un po’ distaccato (…) aveva pochissimi amici, almeno nel nostro ambiente. (…) Quando arrivavano gli ammiratori a chiedergli un autografo, allora si concedeva. Ma con un certo distacco. (…) Forse l’unico momento in cui Vittorio si scopriva un po’ era la sera, a fine giornata, quando si andava a mangiare in gruppo. E allora, se incominciava a bere, si lasciava un po’ andare: questa è una abitudine molto frequente fra noi attori”.

Di Sandra Mondaini diceva:

“Non era una donna allegra, strano a dirsi. Era una gran giocatrice”.

Era fiero di essere stato un caratterista.

“Oggi c’è un eccesso di protagonismo fra noi attori. Se fa una fiction e si diventa subito protagonisti. (…) Non ho mai voluto essere primo attore. Ero contento di quel che facevo. Invece oggi in Italia nessuno vuole fare più il caratterista perché appunto si è malati di protagonismo”.

Su Gino Bramieri:

“Era un entusiasta, pieno di idee. Ricordo quando eravamo a Napoli per la Rai e ce ne andavamo per quei mercatini eredità degli americani dove si trovava di tutto. La gente lo riconosceva, ci riconosceva, lo chiamava: “Guarda Ginoooo! Ginooo! Ciao Ginoooo! Sta con quell ’altro attore, Galileo Galilei!” (il mio nome lo storpiavano così!); veniva acclamato con affetto sincero, lui milanese, a Porta Nolana o a Pignasecca, proprio come fosse uno di loro. Era in grado di parlare un infinità di dialetti, e il siciliano meglio di tutti! Uomo generosissimo”.

Nella biografia ricordava gli amici e colleghi ormai scomparsi.

“Quante volte, pensando a tanti che non ci sono più, mi volto sempre verso l’alto e li saluto. E mando loro un bacio. A mio fratello, a mio figlio. A Sandro, a Valeria, a Gino, ad Armando… Per tutti loro provo una grande nostalgia. Mi mancano anche le litigate, le cattiverie… E qualche volta mi dico: chissà che meraviglioso spettacolo continuano a fare, su in cielo”.

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