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Verratti: «Tira un’aria strana nel calcio. Si considerano scontate le vittorie, ma esistono anche gli avversari»

A Sportweek: «Tutti hanno il potere di dire la loro. A luglio ti fanno re, a marzo ti tirano le pietre. Con i social le cose vanno veloci»

Verratti: «Tira un’aria strana nel calcio. Si considerano scontate le vittorie, ma esistono anche gli avversari»
Db Palermo 24/03/2022 - Playoff Qualificazioni Mondiali Qatar 2022 / Italia-Macedonia del Nord / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Verratti

Su Sportweek un’intervista a Marco Verratti, giocatore del Psg. La Gazzetta dello Sport ne dà alcune anticipazioni.  Parla di Donnarumma, molto criticato nell’ultima stagione.

Il calcio è così: a luglio ti fanno re, a marzo ti tirano le pietre. Gigio è giovane ma ha già molta esperienza. Anche al Milan ha sofferto un po’, però lui è il nostro presente e futuro: siamo felici di averlo al Psg”.

Sugli obiettivi del club, che anche il prossimo anno giocherà la Champions:

“Non ci manca molto, abbiamo fatto una finale e una semifinale in tre anni. Dobbiamo continuare a lavorare e magari non ricominciare ogni volta da zero”.

La squadra è comunque bersagliata dalle critiche:

È il calcio di oggi. Tutti hanno il potere di dire la loro. Con i social le cose vanno veloci. Tira un’aria strana: vinci il decimo scudetto, 28 trofei in dieci anni e lo si considera scontato. E invece non lo è. Tutti vogliamo fare di più, ma ci sono anche gli avversari. Per la Champions League comunque ci proveremo ogni anno, perché sappiamo che è la cosa che conta di più”.

Sulla mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale in Qatar:

“È successo un disastro. Abbiamo vissuto emozioni molto contrastanti. Due mesi prima vinci l’Europeo, poi, tra episodi e sfortuna, non riesci più a vincere come prima. Purtroppo non ci sono più partite facili, se sbagli paghi. Abbiamo perso una partita e siamo fuori. Ma non va buttato tutto, abbiamo grandi capacità, un gruppo di talento, che gioca da squadra. Abbiamo vinto un Europeo quando tutti ci davano per morti. Da lì bisogna ripartire. Nel calcio come nella vita si vince e si perde, però bisogna poi sempre mettersi al lavoro. Vogliamo tutti riportare l’Italia dove merita, al Mondiale”.

Sul suo rapporto con la Francia.

“Sono arrivato da un paesello abruzzese come Manoppello a una capitale come Parigi, dove sei immerso in tante culture, in un’età in cui ci si forgia il carattere, la personalità. Parigi è una città fantastica e questo Paese mi ha dato molto. Anche per questo mi sento molto francese, pur restando italiano. Un giorno chiederò la nazionalità, visto che anche i miei figli sono nati qua”.

Su di sé:

“So quando gioco bene o male. Ma pure che do sempre il massimo e quindi sono a posto con me stesso. Le critiche fanno parte del mestiere e le accetto, così come diffido degli elogi. Solo il lavoro dà certezze”.

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