Fino al 2016 il club ha puntato sull’equilibrio tra investimento economico e tecnico, poi ha pensato che si vincesse con il fuoriclasse, ma non è una regola
Sul Corriere dello Sport Roberto Perrone scrive di Matthijs De Ligt, la cui esperienza alla Juventus è ai titoli di coda. La sua partenza, dal punto di vista economico, sarà una manna per il club bianconero, ma restano alcune domande: De Ligt è stato un affare anche dal punto di vista tecnico? Quanto è servito alla Juve? Non molto: come Higuain e Ronaldo non è riuscito a portare la Juventus dove desiderava.
“De Ligt alla Juventus doveva alzare il livello di competitività. Ma non ha lasciato il segno. Il suo destino è stranamente (ma non troppo) intrecciato a quello di Cristiano Ronaldo“.
“De Ligt rappresenta la punta del neo espansionismo bianconero. Fino al 2016, la squadra era stata costruita cercando l’equilibrio tra investimento economico e tecnico. Insomma, non il “nome” sul mercato, la ciliegiona sulla torta, ma l’equilibrio dei sapori. Poi nel 2016 arriva Higuain, nel 2018 Ronaldo, nel 2019 De Ligt: tutti enormi investimenti. Nessuno di questi riesce a portare Madama dove vuole, cioè al trasloco del dominio dall’Italia all’Europa. Anzi, dal 2017, finale di Champions persa a Cardiff dal Real Madrid ronaldiano, i piazzamenti peggiorano: da tre anni la Juventus esce agli ottavi con avversari di caratura inferiore, ma di tempra superiore. I tre giocatori simbolo del neo espansionismo, Higuain (90), Ronaldo (112 più maxi stipendio) e De Ligt (75), chiudono con ampio in anticipo sul previsto lasciando un segno relativo”.
Non si tratta di un fallimento personale, chiarisce Perrone, al di là dei rispettivi momenti di alti e bassi.
“La qualità non è in discussione, è l’incastro nella Juventus a non riuscire, il rapporto singolo-squadra a risultare in perdita. Come CR7 anche De Ligt si è trovato in un impero in decadenza e secondo i piani juventini, non solo doveva impedirne la fine, ma addirittura rilanciarlo. Non poteva riuscirci. È una “vittima” della politica di espansionismo bianconero, quando a Torino hanno smesso di costruire dal basso, per calare i campioni dall’alto. La Juventus, come club che hanno speso cifre anche più grandi, ha pensato che con il fuoriclasse si vincesse. Funziona, ma non è una regola”.