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Napoli abbocca e Briatore ha già pubblicizzato la sua futura pizzeria in città

Basta solleticare la primazia della napoletanità e il gioco è fatto. In tempi di social, sarà difficile resistere alla tentazione di un selfie nel locale di Briatore

Napoli abbocca e Briatore ha già pubblicizzato la sua futura pizzeria in città
Azerbaijan Grand Prix, Baku 22 - 25 June 2017 24.06.2017 - Flavio Briatore (ITA) PUBLICATIONxNOTxINxUK Azerbaijan Grand Prix Baku 22 25 June 2017 24 06 2017 Flavio Briatore ITA PUBLICATIONxNOTxINxUK

“Apro una pizzeria a Napoli”. Insomma, Flavio Briatore ce l’ha fatta. Le dichiarazioni dei giorni scorsi sul costo contenuto della pizza partenopea hanno ottenuto l’effetto che lo scaltro imprenditore probabilmente ricercava: far parlare di sé. Strategie. Briatore ha innescato, nell’immaginario collettivo napoletano, la curiosità. O magari il semplice sfizio. Perché quando aprirà la sua pizzeria a Napoli, in tantissimi si riverseranno al grido di “Io l’ho assaggiata: ne vale la pena/non ne vale la pena”.
Non puoi giudicarla se non l’assaggi. E verosimilmente l’assaggerai, perché nel mondo dei social sarà difficile resistere alla tentazione di un selfie nel locale di Briatore. Il quale, farà quattrini (ancora una volta). E farà bene, perché ha capito il meccanismo elementare, quasi un istinto primitivo, da attivare per scuotere gli animi della nostra città: toccare la “napoletanità”.

E sì, perché la pizza in un certo senso è Napoli. L’alimento più conosciuto al mondo è – giustamente – orgoglio e vanto enogastronomico della nostra terra: dalle farine al pomodoro, dall’olio alla mozzarella, la pizza è una fotografia del territorio. Tra l’altro è accessibile a tutti e lo è a due passi dall’abitazione. Può anche arrivare a casa in pochi minuti, se lo desideri. E’ buonissima, è comoda.

E guai a toccarla: se la tocchi, tocchi Napoli. Briatore l’ha “toccata” nel rapporto qualità/prezzo, la cui logica prevede che i prodotti che valgono di più in termini qualitativi, costano di più. Vale per la stragrande maggioranza dei casi: un’auto che costa di più, potenzialmente rende di più. E’ progettata e costruita con materiali migliori. Così come i prodotti cosmetici o di abbigliamento.
La pizza napoletana, alle nostre latitudini, sfugge a questa logica per un motivo abbastanza semplice: le materie prime sono tutte dietro l’angolo. Più ci si allontana dalla Campania, più aumentano i costi: le materie prime devono essere importate e questo incide inevitabilmente sul costo finale del prodotto. Oltre ai fattori legati al costo di impresa (fitto o acquisto del locale, spese per il personale, spese energetiche ecc.).

Comprendo, ma non condivido, la sommossa popolare, quasi un lamento-lagna, che l’autoproclamatasi città più bella del mondo ha innescato contro Briatore. Era, ripeto, prevedibile e inevitabile: a Napoli funziona così. Se tocchi la napoletanità, si alzano gli scudi e si affilano le lance. “15 euro una Margherita? Non capisci niente!”, direbbe Gennariello se avesse Briatore di fronte. Gennariello a BRIATORE.

La napoletanità, in un certo senso, sopprime la libertà altrui: è impensabile che un imprenditore faccia pagare tanti euro per una Margherita. E invece, udite udite, può farlo! Sta a te, caro concittadino, scegliere se sederti al suo tavolo o no. Ma senza giudicare il comportamento degli altri. Vuoi farti un selfie mentre trangugi un ripieno da 20-30 euro? Fallo senza giudicare chi non vuole andarci. Ritieni uno spreco spendere questi soldi per una pizza che puoi pagare con poco? Fallo senza giudicare chi vuole andarci.
La Margherita a 4 euro sarà sempre li, al tuo fianco, nessuno te la toccherà.

Non la toccherà neanche chi vuole l’ananas sulla pizza, deriso come l’ultimo degli scafessi, perché ha un gusto che magari è condiviso in altre parti del mondo, ben oltre le Colonne d’Ercole d’Ischia e Capri.

Insomma, ancora una volta una bella fetta di Napoli (perché per fortuna non tutti sono così) si ritrova ad essere vittima di quel cortocircuito che è un vero e proprio limite, se non un guinzaglio: la visione napoletanocentrica della vita.

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