Alla sconfitta al primo turno di Wimbledon erano pronti a scattare i “coccodrilli” della stampa mondiale. Ma lei, per ora, resiste

Ad un certo punto Serena Williams è andata a servire per il match. Sul 5-4 del terzo set al primo turno contro la francese Harmony Tan, una che si è ritrovata a esordire a Wimbledon sul campo centrale al cospetto di una delle giocatrici più forti e vincenti della storia. Serena ha esultato al break come se avesse vinto uno dei suoi sette Championships, per dire dello stato attuale delle cose. Si è fatta recuperare il break. Poi ha perso al long-tiebreak finale. Oggi tutti i giornali sportivi si interrogano sulla “fine” del mito. Non sono domande, anche se lei oppone resistenza. “E’ finita, dai”, le scrivono. Ma lei non conferma, non ufficializza. La stampa, un po’, ci resta persino male: ci sono migliaia di righe di “coccodrilli” sportivi pronti da un anno.
Lo scrive, almeno esplicitamente, Oliver Brown sul Telegraph: “E’ arrivato il momento di dirsi addio”.
“La leggenda di Serena Williams è intoccabile, ma è ora di salutarsi. Le prove che sia il caso di farsi da parte stanno aumentando. Serena ha combattuto con una ferocia implacabile, in una partita destinata a essere ricordate tra quelle epiche notturne al Center Court. Ma alla fine, per Serena Williams, questa sconfitta è stata una pillola che non può essere zuccherata. Era sia un amaro epilogo che un promemoria di come i suoi formidabili poteri siano svaniti in modo irriconoscibile. C’era del melodramma in abbondanza, quando guardava con rimprovero la sua racchetta, come se in qualche modo l’avesse tradita. A 40 anni, non avendo giocato per 12 mesi, può essere ancora capace di farsi una risatina in doppio a Eastbourne, non di trovare i suoi vecchi colpi demolitivi sul Centre Court”.
“Era tesa e ponderosa, stava attraversando un tormento perché non riusciva a eseguire i colpi nella sua mente. La cosa più felice che ha fatto è stata quando ha salutato la folla mentre si allontanava, riconoscendo l’ovazione”.
“L’arte di sceneggiare il finale sportivo perfetto è sfuggente. Il tentativo di Pete Sampras forse non sarà mai superato, con il suo ultimo colpo di rabbia che ha concluso il suo 14esimo trionfo agli US Open del 2002. Per quanto la Williams insegua lo stesso glorioso addio, anche questa atleta così ostinata sente che l’occasione è andata“.