A Sette. «Gli dissi che ero disponibile a lavorare giorno e notte per costruire tre reti nazionali, ma dovevo poter seguire il Monza in casa e in trasferta»

L’amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani, ha rilasciato una lunghissima intervista a Sette, il settimanale del venerdì del Corriere della Sera. Con Berlusconi ha condiviso l’esperienza trentennale al Milan. Un’esperienza che oltre ad aver cambiato il calcio, gli ha cambiato la vita. Una collaborazione iniziata più o meno così…
«Lo ricordo come fosse ora: 1 novembre 1979. Berlusconi mi invitò a cena ad Arcore. Mi chiese se con la mia Elettronica industriale, piccola azienda che portava in Italia il segnale delle televisioni straniere (Telemontecarlo e Tv Svizzera) fossi in grado di costruire tre reti nazionali. Io dissi di sì. E a quel punto, lui mi rispose: “Bene, il prezzo lo faccia lei”. Pagò un miliardo delle vecchie lire per il 50% della mia azienda: la cifra non l’ho mai rivelata a nessuno. Aggiunsi, però, visto che ero comproprietario della squadra: “Io sono disponibile a lavorare giorno e notte per costruire le reti, ma devo poter seguire il Monza in casa e in trasferta”. Berlusconi mi guardò stralunato»
Al Milan la cessione è arrivata nel 2017.
«Perché? Questa è una domanda che va posta a Silvio Berlusconi. Io sono l’oggetto e non il soggetto. Io sono un uomo di sport e metto tutte le mie capacità al servizio di questo obiettivo. Ma le decisioni di comprare e vendere il Milan, come quella di acquistare il Monza, sono esclusivamente del presidente»
Chiaramente è stato un matrimonio fatto di alti e bassi. Quando Berlusconi mise Barbara alla guida del Milan, era arrabbiato per l’acquisto di Desailly, 10 miliardi di lire. Galliani rivela di averlo comprato all’insaputa di tutti. Certo, poi i rossoneri vinsero Campionato e Coppa dei Campioni…
«Mi dimisi. Potevo andare in Cina. Berlusconi mi chiamò la sera ad Arcore e io gli dissi che un Milan a due teste era ingestibile. “Troverò una soluzione”, mediò. Era il giorno in cui Alfano lasciò Forza Italia. E Silvio mi disse: “Oggi se ne è andato Angelino, non puoi andartene anche tu”. Io risposi: “Obbedisco”, come un novello Garibaldi».
Poteva fare il Sindaco di Milano, gli chiesero di candidarsi. Rifiutò. Troppo totalizzante l’impegno verso il calcio. Che è gia ripartito da Monza…
«Questa sfida con il Monza, per citare un altro film, è The Last dance».