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Alaphilippe: «La caduta, il rumore dell’impatto, quando ti manca l’aria pensi solo che morirai»

Il campione del mondo non correrà il Tour, e racconta a L’Equipe la terribile caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi: “Ha cambiato tutto, ora mi sento più fragile”

Alaphilippe: «La caduta, il rumore dell’impatto, quando ti manca l’aria pensi solo che morirai»
Valloire (Francia) 25/07/2019 - Tour de France / foto Panoramic/Insidefoto/Image Sport nella foto: Julian Alaphilippe ONLY ITALY

Il campione del mondo Julian Alaphilippe, 4 vittorie e 18 giorni in giallo nelle ultime tre edizioni del Tour de France, è stato escluso dal team Quick-Step. Non correrà a causa della terribile caduta di fine aprile. Alaphilippe non saltava un Tour dal 2017, quando si stava riprendendo da un intervento chirurgico al ginocchio. Parla della caduta, soprattutto, a L’Equipe.

“Mi sento stanco, sminuito. Non so se avrei potuto essere competitivo per tre settimane. Fare il Tour senza essere al 100% non è un regalo. Sto a malapena digerendo la decisione e ho bisogno di un po’ di tempo, ma sì, ho capito. È difficile da accettare perché ho lavorato sodo per questo. Sono partito per uno stage in Sierra Nevada poco più di tre settimane dopo la mia caduta. Se non avessi pensato di poter fare il Tour, non avrei mai ripreso ad allenarmi così presto”.

“In verità, quando vedo quello che ho passato, mi sento già molto fortunato ad aver anche ripreso ad allenarmi”.

Si torna lì, a quella tappa della Liegi-Bastogne-Liegi… Non ne ha mai parlato prima. Lo ha fatto l’avversario che l’ha soccorso, ma lui no. “Non l’ho mai voluto. Adesso posso, anche se è ancora doloroso”.

Cosa ricordi?

“La velocità oltre i 70 km/h, l’impatto e soprattutto il rumore dell’impatto. Quello che mi ha colpito di più è stato il fatto di essere in difficoltà respiratoria, di sentire questa cosa che ti invade… Non puoi più fare niente, non puoi più controllare niente. Ti senti quasi morire… Mi commuove riparlarne. Nessuno mi aveva visto nel fosso, a parte Romain Bardet che ha cercato di aiutarmi quando ha visto le mie condizioni. Gli sarò eternamente grato per il suo gesto nei miei confronti. Non sono più lo stesso di prima, questo è certo. La caduta è parte di me, è la ragione per cui sono così adesso. Sono cambiato, prendo le cose diversamente. Mi sono posto tante domande. Ho davvero sofferto.  Non lo auguro a nessuno. In ospedale cercavo di fare bella figura di fronte ai miei familiari, mi rendeva felice dare loro belle notizie, ma ero crollato psicologicamente. Pensavo solo che poteva essere più grave, che questa caduta avrebbe potuto chiudere la mia carriera. È chiaro che questo cambia l’approccio alle cose. Nel ciclismo, ovviamente. L’apprensione è maggiore, l’ho sentita durante il campionato di Francia. Non dico che ho passato la giornata a toccare i freni ma sentivo che non era più come prima. È una sensazione nuova”.

 Parla della degenza in ospedale:

“Per alcuni giorni non sono stato bene. Non volevo nemmeno pensare alla bici. Mi fumava la testa. Le costole che avevano perforato il mio polmone sono rimaste rotte per molto tempo. Le prime due settimane sono state molto dolorose, per dormire, per fare tutto. Ho guardato molto la tv, mi sono divertito con il mio piccolo Nino, è stato difficile perché non riuscivo nemmeno a tenerlo in braccio. Potevo contare su Marion. Mi hanno aiutato a tenere la testa alta. Quello che mi ha fatto molto bene è stato sapere che lo pneumotorace, la ferita che più preoccupava i medici, era guarita perfettamente”.

“Adesso, a dire il vero, mi sento più fragile di prima”.

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