Il Guardian celebra Nibali: «L’ultimo eroe romantico del ciclismo italiano in declino»

“Sarà ricordato non per le vittorie ma per le sensazioni trasmesse. Ha criticato la tirannia dei dati, ha cercato l'istinto di soffrire, vincere, onorare la gara e divertire".

Nibali

Tignes (Francia) 26/07/2019 - Tour de France / foto Panoramic/Insidefoto/Image Sport nella foto: Vincenzo Nibali ONLY ITALY

“Venerdì inizia il Giro d’Italia e Vincenzo Nibali non lo vincerà”. Che è un attacco bellissimo per un pezzo celebrativo. Il Guardian scrive di Nibali, con una delle sue migliori penne: Jonathan Liew. E ne scrive per quel ciclismo romantico che sta invecchiando assieme al campione siciliano, e anche perché il suo declino va di pari passo con quello della tradizione italiana. Che è una notizia, anche in Inghilterra.

Ora Nibali ha 37 anni, non vince una gara di grande prestigio da tre anni e ha già detto che correrà il Giro per il suo compagno di squadra Miguel Ángel López. Ma Nibali già qualche anno fa aveva impartito una lezione “di vita”, spiegando “nei minimi dettagli le centinaia di piccole vittorie e minuscoli allineamenti che devono andare a posto prima che tu possa anche solo pensare di vincere una gara in bicicletta, o le difficoltà uniche di prevalere quando l’intero gruppo si è messo un bersaglio sulla schiena”, con una semplice frase:

“Essere battuti non è lo stesso che fallire”

“Forse nessuno sport impartisce quella lezione in modo più bello del ciclismo – scrive il Guardian – uno sport di lavoro di squadra e sacrifici disinteressati, di attacchi audaci ed eroismo condannato, in cui la prima persona oltre il traguardo è spesso il dettaglio più casuale di tutti”.

“Ha vinto negli anni tutti e tre i Grand Tour, 15 tappe, due Giri di Lombardia, la Milano-Sanremo ma sarà ricordato soprattutto per come ha fatto sentire le persone”.

“Questo è uno sport pieno di lividi, i cui eroi sono sommariamente bruciati e disonorati, in cui nessuno è mai abbastanza sicuro di ciò che stanno vedendo e quindi nessuno è mai abbastanza sicuro di come sentirsi. Ma sia nella vittoria che nella sconfitta, le persone provano cose su Nibali”.

Dall’ultima vittoria di Nibali al Giro nel 2016 – ricorda Liew – nessun italiano ha più vinto la gara, né la maschile né quella femminile. “Un sesto vincitore straniero consecutivo costituirebbe la più lunga siccità della storia del ciclismo italiano. La lingua dominante del gruppo è ora l’inglese. Il travolgente flusso di denaro nello sport proviene da paesi extraeuropei: Bahrain, Israele, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti. L’Italia non ha una propria squadra di livello mondiale da sei anni e nonostante tutta la sua ricca eredità quella sensazione di declino – di uno sport che un tempo dominava ma che ora appartiene a tutti gli altri – è difficile da sfuggire”.

Nibali “spesso ha lamentato la tirannia dei dati, il modo in cui alcune persone cercano di ridurre questo panorama di tattiche e intuizioni a un gioco di wattaggi e curve di potenza”. Lui ha sempre cercato “l’istinto, non solo di soffrire e vincere, ma di onorare la gara e divertire”.

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