Dotto: Mourinho ha riportato il calcio alla festa e all’innocenza degli anni ’60
Sul CorSport. La ditta Friedkin-Mou ha firmato un capolavoro. L'esempio dell'Olimpico è contagioso, sparge focolai ovunque negli altri stadi

Roma 05/05/2022 - Conference League / Roma-Leicester / foto Imago/Image Sport nella foto: tifosi Roma
Sul Corriere dello Sport, Giancarlo Dotto commenta l’impresa romana della ditta “Friedkin & Mourinho”, che “hanno riportato la religione del tifo a Roma come non accadeva dagli anni 60”. Più che sullo Special One, però, si concentra sui due texani. Due i capolavori di padre e figlio: il primo è la scelta del silenzio, il secondo l’ingaggio di Mou.
“Il loro primo, sensazionale colpo di genio: la scelta del silenzio. Radicale. Come quella dei monaci certosini”.
“La scelta del silenzio in una città come Roma, invasa dalla chiacchiera, è iconoclastia allo stato puro. Un gesto di rottura totale”.
“Se l’altro tace, se l’interlocutore si sottrae, la tua parola o parolaccia sfinisce prima o poi nel deserto. Jim Pallotta, molto intelligente, ma passionale e stizzoso come pochi, non l’ha mai capito”.
L’altro colpo geniale è stato prendere José Mourinho.
“Il capolavoro, in tutti i sensi fatto carne, che vediamo ogni volta di questi tempi all’Olimpico, non ci sarebbe mai stato senza José, anche deliberando l’accesso allo stadio gratuito. Non è il quanto, ma il come. Non quanto pieno di corpi lo stadio, ma cosa ribolle in quei corpi. Se i Friedkin tacciono, Mou parla. E come parla. Sempre ispirato”.
Roma è il “capolavoro assoluto della carriera” del portoghese.
“Riportare il calcio di oggi alla festa e all’innocenza degli anni ’60. Quando non era stato ancora sequestrato dal super ego del tifo organizzato, all’inizio propizio poi dannato, le famiglie sfrattate da curve e stadi egemonizzati dalla religione ultrà. Il profeta José, con tanto di canizie che sa di papalina, ha riacceso l’anacronismo umanistico della fede in un mondo che va a passo spedito verso il post-umanesimo. Esempio, tra l’altro, irresistibilmente contagioso. Ogni volta che l’Olimpico va in onda si accendono focolai ovunque, anche dalle macerie della pandemia, a Salerno, Genova, Torino, Milano, Napoli, Udine, Empoli. Ovunque. Dalla Roma di Mourinho è ripartito qualcosa di enorme”.