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Dotto: ci voleva uno come Mourinho per far da ponte tra il mondo arcaico dei tifosi e il calcio di oggi

Sul CorSport. A Roma la sofferenza è pari al godimento. Prima o poi Josè dovrà ammettere che il suo capolavoro si sta consumando qui

Dotto: ci voleva uno come Mourinho per far da ponte tra il mondo arcaico dei tifosi e il calcio di oggi
Roma 26/09/2021 - campionato di calcio serie A / Lazio-Roma / foto Image Sport nella foto: Jose' Mourinho

Sul Corriere dello Sport, Giancarlo Dotto scrive del rapporto tra l’allenatore della Roma, José Mourinho, e i suoi tifosi.

“Sofferenza è la Roma. Non perché la Roma sia niente di speciale, ma perché speciali (e vorrei dire unici, ma mi trattengo per pudore) i suoi tifosi. Capienti e sapienti al punto che in loro la sofferenza è la stessa cosa che il godimento. Masochisti? No, illuminati. Novanta o cento minuti di cuori alla brace sono un pieno di felicità, e chi se ne frega, ma sì, comunque vada il barbecue”.

Stasera lo stadio Olimpico sarà pieno, ancora una volta.

“Ci voleva uno come Josè Mourinho, un’intelligenza così moderna e così rivolta al passato come la sua, per far da ponte tra il mondo arcaico dei tifosi, scandalo che si ostina a sopravvivere e il calcio di oggi, il calcio che inevitabilmente sarà, dove c’è spazio per il grottesco saperci fare delle strategie economiche e gli esatti capoversi del business applicato”.

“Prima o poi Josè dovrà ammettere, se non a noi a se stesso, che il capolavoro della sua storia di allenatore si sta consumando qui nella città dei Cesari, per quello che accadrà e vibrerà stasera, al di là del risultato, ma ancora di più per i sessantamila il giorno della Salernitana o quello del Bologna, a smiagolare un calcio ben poco avvenente. Josè, se non lo sa comincia a saperlo, è finito là dove il destino doveva prima o poi portarlo. Fuorviato, forse, anche lui all’inizio dalla domanda: ma dove sono capitato? Per arrivare a rispondersi che c’era anche qui una grandezza da contemplare, non quella dei grandi giocatori, Cristiano Ronaldo e dei Drogba, ma quella dei grandi tifosi. A cui lui ha saputo parlare dal primo giorno, come nessuno aveva mai fatto prima”.

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