Ribery: «Che lotti per vincere la Champions o per salvarti, parte tutto dalla fame e dalla passione che hai»
A Tuttosport: «Lewandowski? È un robot. Mourinho? Abbiamo avuto sempre un buon rapporto, mi voleva al Real. Mi rivedo in Chiesa»

Roma 07/11/2021 - campionato di calcio serie A / Lazio-Salernitana / foto Image Sport nella foto: Franck Ribery
Su Tuttosport un’intervista a Franck Ribery, attaccante della Salernitana.
«Chi me lo ha fatto fare? Semplice: la passione, l’amore per questo sport. E’ la mia vita. E io, ancora oggi, sono felice al campo, mi sento bene con il mio corpo, con i compagni e so che posso trasmettere esperienza ai ragazzi più giovani. La mia carriera non è venuta per caso: è il frutto di tanti sacrifici abbinati alla gioia di giocare a calcio. Che tu lotti per vincere la Champions o per salvarti, parte tutto dalla fame e dalla passione che hai. Guardate anche Ibrahimovic o Buffon. Gigi gioca a Parma, ha 44 anni, si diverte e compie ancora parate super».
Dice di credere ancora alla salvezza della Salernitana e di sognare l’assiste per il gol della salvezza di Djuric. Di assist, in carriera, ne ha forniti parecchi. A Toni, per esempio, al Bayern, ma anche a Lewandowski.
«Robert è uno che lavora molto e bene, ogni giorno. Dietro ai suoi tantissimi gol c’è talento, ma anche una straordinaria professionalità. È un robot, non a caso segnava molto con me e Robben in passato e continua a farlo tuttora senza di noi. È un campione e nel 2021 è stato il migliore: giusto assegnargli il Golden Player. Avrebbe meritato anche il Pallone d’Oro».
Domenica c’è Roma-Salernitana.
«Sarà dura, ma dobbiamo fare punti. Bello rivedere Mou. Non è mai stato il mio allenatore, però abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto. Ci siamo incrociati tante volte in Champions, e, prima e dopo le partite, abbiamo sempre chiacchierato. Quando allenava il Real mi voleva con lui a Madrid. Ma il Bayern non mi lasciò andare via. In quegli anni mi cercavano un po’ tutte le big, il Barcellona e anche la Juventus. Nessun rimpianto. Non mi sarei mai immaginato di giocare per 12 anni in un club fantastico ed enorme come il Bayern. Sono orgoglioso di quanto ho fatto a Monaco: ho vinto tutto e scritto pagine di storia della società».
Dice di rivedersi un po’ in Chiesa.
«Devo ammettere che mi rivedo un po’ in Coman e in Chiesa, entrambi miei ex compagni. A Firenze mi accorsi immediatamente che Federico aveva qualcosa di diverso da tutti gli altri. Andava sempre a 2000 all’ora, un po’ come facevo io alla sua età. Con il tempo si impara a gestirsi meglio in partita, ma è una crescita naturale. È successo così a me e sarà lo stesso per Federico».
Sul rapporto con i suoi compagni di squadra:
«Mi osservano. Mi guardano come lavoro prima, durante e dopo gli allenamenti, come curo il mio corpo. Io mi faccio anche sentire, cerco di trasmettere ottimismo ed esperienza».