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Zangrillo: «Izzo ha fatto una furbata. È un ex, poteva risparmiarsela. Un’aggravante averlo fatto sotto la Nord»

Al Secolo XIX: «A fine gara mi sono complimentato con l’arbitro. Per il Genoa è fondamentale interpretare il suo ruolo in modo responsabile».

Zangrillo: «Izzo ha fatto una furbata. È un ex, poteva risparmiarsela. Un’aggravante averlo fatto sotto la Nord»
An Milano 18/02/2013 - conferenza stampa Pdl Popolo della Liberta' / foto Andrea Ninni/Image nella foto: Alberto Zangrillo

Il Secolo XIX intervista il presidente del Genoa, Alberto Zangrillo. Venerdì la squadra di Blessin è riuscita finalmente a vincere, contro il Torino.

«Contro il Torino è stata una vittoria di tutti. Senza scadere nell’ipocrisia e nella demagogia bisogna però dire che la gradinata Nord ce l’abbiamo solo noi».

Una vittoria arrivata con la squadra in 10, dopo l’espulsione per doppio giallo di Ostigard per fallo molto dubbio su Izzo, che si è lanciato a terra nonostante non fosse stato toccato dall’avversario. Zangrillo commenta l’episodio.

«In quel momento tutto lo stadio ha puntato l’indice sull’arbitro. Quello che il Genoa sta facendo è di interpretare nel mondo più responsabile possibile il ruolo dell’arbitro. Questo per noi è fondamentale. A fine gara ho fatto i complimenti all’arbitro e gli ho manifestato la mia consapevolezza che aveva vissuto dei momenti difficili perché in una frazione di secondo ha preso una decisione che non giudico ma che ha sicuramente condizionato la partita. Situazione però che è figlia di una furbata di un calciatore. Questo calciatore ha un nome e un cognome ed è anche un ex: poteva risparmiarsela. L’episodio è avvenuto sotto la Nord e questo per me è un’aggravante».

Sul lavoro di Blessin:

«Questo Genoa ha acquisito la consapevolezza del proprio valore. Nel girone di andata c’era una profonda crisi d’identità. E’ stata poi fatta una grande opera da parte di Alexander Blessin che è riuscito a far capire ad ogni calciatore il proprio valore. Sturaro ha perso, non per colpa sua, gran parte del girone d’andata alla ricerca della propria identità. Noi ora abbiamo un calciatore che ha la stessa età, lo stesso fisico ma ha un altro tipo di mentalità. Crede in sé stesso e sente la responsabilità di trainare un gruppo. Durante la sosta questo tipo di mentalità deve estendersi a tutti però con un grande ammonimento soprattutto da parte mia: continuare ad essere umili. La presunzione sarebbe un peccato mortale».

Lui, comunque, alla salvezza ci crede, «pienamente con tutto me stesso».

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