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Per gli inglesi l’addio di Abramovich è un trauma: «Il calcio ormai è solo una pedina di politica estera»

Il Telegraph e il Guardian: “Chiaro che deve andarsene, non puoi fare della Russia un paria globale senza cacciarlo da Londra”

Per gli inglesi l’addio di Abramovich è un trauma: «Il calcio ormai è solo una pedina di politica estera»
Londra (Inghilterra) 15/08/2016 - Premier League / Chelsea-West Ham / foto phcimages.com/Image Sport nella foto: Roman Abramovich ONLY ITALY

In Inghilterra sono all’elaborazione di un lutto calcistico, di sistema: la cessione del Chelsea da parte di Abramovich è dirompente. Il Telegraph sottolinea quanto anche l’ultimo atto del magnate “sanguini di blu”, con una nota di 278 parole “minimalista”, “uno dei suoi messaggi più lunghi ai tifosi del Chelsea”.

“La guerra in Ucraina ha scatenato un’indignazione tardiva contro l’idea che gli asset iconici della capitale inglese siano semplicemente gingilli per oligarchi”, scrive il Telegraph. “Non puoi sforzarti di fare della Russia un paria globale e giustificare ancora di avere la figura emblematica di “Londragrad” come proprietaria dei campioni del mondo e d’Europa. Secondo qualsiasi logica, se ne doveva andare”.

Gli inglesi, anche il Guardian, scrivono di “una vendita di panico”. E “francamente, il romanticismo può aspettare. Sì, Abramovich merita il suo posto nel folklore popolare del calcio inglese come il grande disgregatore, rimuovendo il duopolio stantio che avevano creato Manchester United e Arsenal. Ma c’è sempre stato un contesto morale più ampio per il suo posto al tavolo più alto, date le origini della sua colossale fortuna. Dipendeva solo da quanto eri disposto a vederlo”.

Il Telegrah ricorda l’ascesa degli oligarchi con Boris Eltsin descritti dall’economista Paul Gregory come la “più grande rapina nella storia delle aziende”. “E questo è stato lo sfondo in cui Abramovich ha trasformato il Chelsea in una superpotenza del calcio. Un tale retroscena può mai essere motivo di festa? Forse può, se decidi semplicemente passarci sopra”.

Abramovich “era diventato l’irraggiungibile padrone di casa assente: responsabile verso nessuno, con una serie ininterrotta di 19 anni senza aver rilasciato una sola intervista sulle sue motivazioni o intenzioni. Ora, l’unico indizio su dove si trova Abramovich arriva dall’identificativo del suo jet privato. E anche lì, non vi è alcuna garanzia che sia a bordo”.

“Il calcio è ormai cultura popolare – scrive il Guardian – la Premier League è un potente motore di pubbliche relazioni e soft power, tanto che il termine sportswashing sembra già un po’ fuori moda. Se l’iconografia di Putin e dello sport ci dice qualcosa, se c’è qualche lezione da trarre dal suo uso della Fifa e del Comitato Olimpico Internazionale come sistema di tangenti globale, è che può esserci una direzione di marcia che va oltre la semplice promozione del settore turistico. Due club della Premier League inglese sono di proprietà dei governi degli stati nazionali, uno tramite un fondo di private equity gestito dallo stesso principe ereditario. Perché questi politici vogliono possedere club sportivi inglesi? Non ci possono essere dubbi che questa sia, in un certo senso, politica estera”.

“Non si tratta di imputare motivazioni ostili, ma semplicemente di essere consapevoli che è in corso una partita più ampia, che il calcio fa parte del rumore circostante e che i club sono pedine fragili in questa scenografia“.

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