Lo scopritore di Sinner: «Se Piatti fosse stato un padre, Jannik non lo avrebbe lasciato»
Sartori al Messaggero: «Se è l’allenatore che ha bisogno del giocatore, il rapporto non sta più in piedi. Si vedeva che Sinner era insofferente»

2021 archivio Image Sport / Sport / Tennis / Jannik Sinner / foto Imago/Image Sport
Il Messaggero intervista Massimo Sartori colui il quale scoprì Sinner e lo portò da Riccardo Piatti. Non ha parole tenere per Piatti pur limitandosi a qualche parola appuntita.
«Avevamo idee diverse su come crescere un ragazzo, io avevo “fatto” già Seppi e sapevo che in quella fase così delicata dello sviluppo di una persona subentrano altre esigenze. Se è l’allenatore che ha bisogno del giocatore il rapporto non sta più in piedi».
«Pensavo che la separazione sarebbe avvenuta più avanti, ma da un paio d’anni avevo visto un cambiamento importante in Jannik. Il ragazzo non ha paura dei cambiamenti radicali: lo fece nel 2014 quando si staccò da casa per dedicarsi al tennis, e lo fa adesso che ha cambiato tutto».
Il “figlio” ha abbandonato il “padre”.
«Jannik è un ragazzo leale, lineare, onesto e sincero, che parla in faccia e non finge mai. Se il padre era il padre… Jannik non l’avrebbe lasciato».
Se Piatti avesse avuto accanto Sartori?
«È stato fuorviato dai risultati. Non è arroganza da parte mia ma io, stando sul campo, avrei visto che Jannik era insofferente. La partita con Tsitsipas è stata importante».