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“Lazzaro, alzati e tira. Possibilmente non a giro”. Il Napoli risorge e va in testa al campionato

Vince 2-1 in casa della Lazio al 94esimo. Gol di Insigne e Fabian. Domenica arriva il Milan. La cornice dell’Olimpico è la fotografia del declino del nostro calcio

“Lazzaro, alzati e tira. Possibilmente non a giro”. Il Napoli risorge e va in testa al campionato
Roma 27/02/2022 - campionato di calcio serie A / Lazio-Napoli / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: esultanza gol Lorenzo Insigne

Il 27 febbraio del 2022 potrebbe essere una data storica per il Napoli. Vince 2-1 in casa della Lazio con un gol al 94esimo (dopo che la Lazio aveva pareggiato all’88esimo) e va in testa alla classifica. Due gol formidabili, due tiri da fuori area negli angolini bassi. Uno a destra e uno a sinistra. Uno di Insigne e l’altro di Fabian. Due resurrezioni. Due giocatori che sembravano non più all’altezza di sé stessi. Fino a questa sera.

“Lazzaro, alzati e tira. Possibilmente non a giro”. E improvvisamente, tra lo stupore dei presenti, Lazzaro si alzò e tirò. Non a giro. E la mise nell’angolino basso alla destra di Strakosha. Correva il minuto 62 di Lazio-Napoli che era su uno 0-0 che stava persino stretto alla squadra di Sarri. Roma è città sacra e se i miracoli non avvengono qui, non si sa dove possano avvenire. Insigne ha cambiato due volte verso a una partita bruttina e soprattutto al campionato del Napoli che ora è in testa alla classifica a pari punti col Milan (sì, l’Inter deve recuperare una partita ma con questi chiari di luna non è affatto detto che vinca a Bologna). E domenica al Maradona arriva proprio la squadra di Pioli.

La seconda volta l’ha cambiata al 94esimo, sei minuti dopo il pareggio della Lazio. Lorenzo ha appoggiato per Fabian che dal limite dell’area, di sinistro, l’ha messa dove nemmeno l’uomo molla sarebbe arrivato. È scoppiata la festa all’Olimpico. Mezza tribuna Monte Mario si è alzata ed è andata incontro ai giocatori. Si è visto Spalletti sorridere. È un gol che sa di storia, è inutile negarlo e fare gli scongiuri. E la partita l’ha cambiata anche il tecnico con il cambio Zielinski-Elmas. Da quel momento si è visto un altro Napoli. Il nord macedone è stato protagonista di entrambi i gol.

L’entusiasmo è legittimo. Mancano undici giornate e la squadra di Spalletti ha le sue chance di vincere il campionato. La Lazio avrebbe meritato qualcosa in più, sia nel primo tempo sia complessivamente. Ma il calcio è questo. E poi le occasioni da gol vanno sfruttate (e loro ne hanno avute almeno tre, possiamo dire anche cinque. Sarri si conferma più che un portafortuna per gli azzurri.

È una vittoria che può cambiare il volto al campionato. A questo punto, la squadra ha le sue chance. È lanciata. Non ha più le coppe. E deve ospitare il Milan in casa. Quella di stasera ha tutto il sapore di essere stata una partita spartiacque.

La gioia non ci esime dal fare qualche considerazione di carattere generale. Lazio-Napoli è un Bignami della pochezza del calcio italiano. Stadio semivuoto. Clima funereo. La Lazio suona la pacifista Imagine subito dopo il volo dell’aquila curata dall’addestratore mussoliniano. Buh razzisti (all’indirizzo di Osimhen) come se fossimo nell’età della pietra, senza che nessuno tra arbiro, Var, quarto uomo dica nulla. Torna persino il coro “devi morire” con Demme a terra. Meraviglia. In curva Nord sventola la bandiera di Diabolik inneggiante a un ex capo ultrà nonché pezzo grosso del traffico di droga, ucciso due estati fa al Parco degli Acquedotti. A livello di gioco espresso, sembra quei videogame in cui c’è il livello B: il pressing, le accelerazioni, tutto a una dimensione più lenta. Probabilmente il Napoli è anche divorato dalla tensione. Siamo certi che domenica vedremo una squadra diversa. Ma chi ha visto giocare il Barcellona, non può che pensare che al momento – e chissà per quanto tempo ancora – il divario è incolmabile. E parliamo di una partita tra una seria pretendente allo scudetto e una – meno seria – alla zona Champions.

Ma questa è una serata di grande gioia. Per le analisi c’è tempo.

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