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Dzeko: «Totti-Spalletti? Si poteva risolvere in altro modo, peccato sia finita così»

Al Corsera: «La guerra? Ricordo le sirene, la paura, per fortuna i bambini dimenticano in fretta. La differenza tra croati, serbi o bosniaci? L’importante è essere uomo: questo è sacro»

Dzeko: «Totti-Spalletti? Si poteva risolvere in altro modo, peccato sia finita così»
Db Milano 22/01/2022 - campionato di calcio serie A / Inter-Venezia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Edin Dzeko

Il Corriere della Sera intervista l’attaccante dell’Inter Edin Dzeko che parla anche di Totti e Spalletti e della sua infanzia con la guerra nell’ex Jugoslavia.

Totti-Spalletti, lei l’ha vissuta da dentro. Com’è stata?

«Si poteva risolvere in altro modo: uno è un grande allenatore, l’altro una leggenda, un peccato sia finita così. Mi dispiace non aver beccato Totti prima, mi potevo divertire molto di più e anche lui. Ma me lo sono goduto, sono orgoglioso della strada fatta insieme».

Lei è cresciuto in Bosnia, durante la guerra degli anni 90. Che infanzia ha avuto?

«Non facile. Quando la guerra è iniziata avevo 5 anni. I miei rischiavano la vita per andare a lavorare in fabbrica e portare il cibo in tavola».

Stavate a Sarajevo?

«All’inizio sì, poi era troppo rischioso, ci siamo spostati fuori città. dai nonni: in 15 in un appartamento di 40 metri. C’erano tanti bambini, i miei cugini: eravamo contenti anche se fuori era un disastro».

Durante i bombardamenti ha avuto paura di morire?

«Quando suonavano le sirene, ci portavano in cantina e non si sapeva se uscivamo dopo un’ora o un giorno. Lì avevo paura. Per fortuna i bambini dimenticano in fretta».

La sente questa differenza tra croati, serbi, bosniaci?

«Non è importante come ti chiami, l’importante è essere uomo: questo è sacro».

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