Al Corsera: «La guerra? Ricordo le sirene, la paura, per fortuna i bambini dimenticano in fretta. La differenza tra croati, serbi o bosniaci? L’importante è essere uomo: questo è sacro»

Il Corriere della Sera intervista l’attaccante dell’Inter Edin Dzeko che parla anche di Totti e Spalletti e della sua infanzia con la guerra nell’ex Jugoslavia.
Totti-Spalletti, lei l’ha vissuta da dentro. Com’è stata?
«Si poteva risolvere in altro modo: uno è un grande allenatore, l’altro una leggenda, un peccato sia finita così. Mi dispiace non aver beccato Totti prima, mi potevo divertire molto di più e anche lui. Ma me lo sono goduto, sono orgoglioso della strada fatta insieme».
Lei è cresciuto in Bosnia, durante la guerra degli anni 90. Che infanzia ha avuto?
«Non facile. Quando la guerra è iniziata avevo 5 anni. I miei rischiavano la vita per andare a lavorare in fabbrica e portare il cibo in tavola».
Stavate a Sarajevo?
«All’inizio sì, poi era troppo rischioso, ci siamo spostati fuori città. dai nonni: in 15 in un appartamento di 40 metri. C’erano tanti bambini, i miei cugini: eravamo contenti anche se fuori era un disastro».
Durante i bombardamenti ha avuto paura di morire?
«Quando suonavano le sirene, ci portavano in cantina e non si sapeva se uscivamo dopo un’ora o un giorno. Lì avevo paura. Per fortuna i bambini dimenticano in fretta».
La sente questa differenza tra croati, serbi, bosniaci?
«Non è importante come ti chiami, l’importante è essere uomo: questo è sacro».