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Liguabue: «Il mio rimpianto? Non aver detto a Tondelli che con ‘Altri libertini’ mi salvò dalla depressione»

Al CorSera: «Abitavo nel palazzo dei suoi genitori, l’ho incrociato tante volte per le scale ma non l’ho mai ringraziato come meritava»

Liguabue: «Il mio rimpianto? Non aver detto a Tondelli che con ‘Altri libertini’ mi salvò dalla depressione»

Il Corriere della Sera intervista Luciano Liguabue. Parla dei genitori, dei quali già aveva detto qualcosa in un’intervista a Il Fatto Quotidiano di qualche mese fa. Del padre dice:

«Lui faticava a capire che esistessero persone timide e il dialogo tra noi era difficile. Però mi spiazzò quando mi regalò la mia prima chitarra, nonostante dicesse che i musicisti erano tutti morti di fame».

Gli viene chiesto se abbia un rimpianto. Risponde:

«Non aver stretto la mano allo scrittore Pier Vittorio Tondelli, morto 30 anni fa. Lui era di Correggio e quando andai sotto le armi, a salvarmi da una sorta di depressione che mi aveva assalito fu il suo Altri libertini. A parte il racconto iniziale, gli altri episodi del romanzo parlavano di qualcosa che io riconoscevo, che avevo sotto gli occhi tutti i giorni. Essendo entrambi del borgo, vedevo gli angoli che raccontava, le persone che descriveva, che per me non erano per nulla interessanti, mentre nel suo libro assumevano un aspetto intrigante. Quindi la lezione enorme che mi veniva recapitata era: anch’io posso posare lo sguardo su ciò che mi sta attorno senza il bisogno di andare a vivere in una grande metropoli per cercare storie particolari. Tutto questo avrei dovuto raccontarglielo, avrei dovuto fermarlo
e dirgli: “Poterti leggere per me è stato molto importante”. E invece non l’ho mai fatto, malgrado abitassi nello stesso palazzo in cui vivevano i suoi genitori e dove lui tornava quando rientrava a Correggio. Non so quante volte l’ho incrociato per le scale, ma tra noi c’è sempre stato solo un “ciao-ciao” di due timidi. Il mio rammarico più grande resta quello di non averlo ringraziato come meritava».

Su San Siro e il rischio che venga abbattuto:

«Non tiratelo giù, permetteteci di usarlo ancora. Anche se non verrà più sfruttato per il calcio, che venga destinato ai concerti: sarebbe un modo per iniziare a risolvere la questione degli spazi dedicati alla musica».

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