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L’arbitro Caputi: «La mia prima volta fu con gli Esordienti. Espulsi il portiere e sua mamma mi aspettò fuori»

Mercoledì è stata il primo arbitro donna a dirigere una squadra di Serie A: «Più sali di categoria e meno guardano se sei uomo o donna» 

L’arbitro Caputi: «La mia prima volta fu con gli Esordienti. Espulsi il portiere e sua mamma mi aspettò fuori»

Il Corriere della Sera intervista Maria Sole Ferrieri Caputi. Livornese, a 31 anni è stata la prima arbitro donna in Italia ad aver diretto una squadra di Serie A. Nella fattispecie, il Cagliari, contro il Cittadella, ai sedicesimi di Coppa Italia di mercoledì. Racconta gli inizi della sua carriera.

«Da bimba volevo giocare a calcio, ma la mamma non voleva. Erano altri tempi, non si vedeva di buon occhio una ragazzina che correva dietro a un pallone. Oggi per fortuna è diverso. A sedici anni mi sono iscritta al corso arbitri della sezione di Livorno. Un colpo di fulmine».

Prima partita?

«Antignano Banditella-Sorgenti, categoria Esordienti, gennaio 2007. È andata bene. Ho espulso il portiere e la sua mamma mi ha aspettato fuori. Poi, quando ha visto tutti i miei parenti che erano venuti a vedere me, almeno una decina, è andata via».

Lei è stata mai aggredita, ha subito episodi violenti?

«Per fortuna no. In pericolo per davvero non mi sono mai sentita. Qualche giocatore maleducato l’ho trovato, ma il problema vero è chi sta fuori. Il giocatore lo gestisco. Ma la voce sguaiata, l’insulto del tizio attaccato alla rete di un campetto con venti spettatori lo senti. E fa male. Più di un coro in uno stadio da 20mila persone. Anche perché nel campetto di periferia sei da solo».

Niente insulti sessisti.

«Anche lì più sali di categoria e meno guardano questo aspetto, se sei uomo o donna. A livello professionistico paradossalmente è tutto più semplice, in quel senso».

 

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