Intervista alla Gazzetta: «insegniamo una mentalità più propositiva. Credo nel giocare, non nello speculare. Cosa conta di più? La mentalità»
La Gazzetta intervista Alessio Dionisi allenatore del Sassuolo, alla prima stagione in Serie A. Aveva conquistato la promozione in A con l’Empoli. Ha 41 anni.
L’allenatore bravo è quello che fa meno danni?
«Un po’ lo penso. A volte abbiamo la presunzione di incidere e determinare il risultato, ma il primo compito è far esprimere al massimo i calciatori. Perché i protagonisti sono loro. Io non credo di fare nulla di speciale, ecco perché non sono geloso dei miei allenamenti».
Perché i difensori non marcano più come una volta?
«Una parte di responsabilità è di noi allenatori che insegniamo una mentalità più propositiva e così a volte si perde attenzione su certe situazioni difensive. Anche nei settori giovanili si allena meno a marcare».
Cosa significa giocare bene?
«Rendere riconoscibile la propria identità di squadra. Io comunque credo nel giocare, non nello speculare».
In Serie A conta più la tattica o la strategia?
«La mentalità, in cui confluiscono entrambe. E l’equilibrio: dote rara ma determinante».