Come se l’unica eccezione di Modric fosse stata una lesa maestà da cui redimersi. Premia un singolo in uno sport collettivo, senza adottare criteri oggettivi

Quello assegnato ieri è stato il Pallone d’Oro più assurdo di sempre, abbiamo scritto. Il Pallone d’Oro non ha più un senso, commenta Claudio Savelli su Libero.
“Trattasi infatti di un trofeo privo di senso: premia un singolo in uno sport sempre più collettivo, senza adottare criteri oggettivi. È solo un pretesto per una sfilata davanti al Theatre Chatelet, nel centro di Parigi, e un banchetto privato tra vip del calcio”.
Il trofeo è andato ancora una volta, la settima, a Leo Messi,
“nonostante i suoi “unici” trionfi stagionali siano la Coppa America e la Coppa del Re con l’ormai ex squadra, il Barcellona. Vince un 34enne e soprattutto vince la paura di interrompere il duopolio Messi-Ronaldo in vigore dal 2008, come se l’unica eccezione di Modric (stavolta 29esimo) nel 2018 fosse stata una lesa maestà da cui redimersi, finché si può”.
E continua:
“La magra consolazione è che a essere retrogrado non è il calcio tutto ma la bolla di giornalisti (uno per nazione e non tutti competenti come Paolo Condò di Sky e Repubblica) che vota per il Pallone d’Oro, incapace di premiare i talenti che da anni dominano come Lewandowski (dal 2014 segna più di 40 reti a stagione), secondo e preso in giro con il premio «attaccante dell’anno» come risarcimento del mancato Pallone d’Oro 2020, o di spingere quelli emergenti come il 21enne Haaland (11esimo), che viaggia al ritmo di un gol a partita”.
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