Berrettini: «Sono impietoso con me stesso. Una volta mi sono dato del coglione per 4 giorni»

Intervista a Sette: "Faccio tutto io: mi rompo le palle da solo da morire. Non mi perdono il minimo errore. A volte mi sento come se in mano non stessi stringendo niente"

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Londra (Inghilterra) 09/07/2021 - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Matteo Berrettini

Matteo Berrettini si racconta in una lunga intervista a Sette, il settimanale del Corriere della Sera. Un auto-ritratto del Berrettini uomo, più che del giocatore, a due giorni dall’inizio delle Finals di Torino. Lui, l’italiano top ten non per caso. Sottovalutato fino a quando non s’è imposto piazzandosi lì, tra i big, e non mollando l’osso più.

Berrettini parla della sua romanità un po’ “laterale”, della sua vita amorosa. Ma soprattutto del suo carattere. E tra i vari tratti ne racconta uno che ha molto a che fare con l’essere campioni, non solo nel tennis:

“Sono impietoso con me stesso, ma tanto tanto tanto. Faccio tutto io: mi rompo le palle da morire. Sono capace di non perdonarmi il minimo errore. A Montecarlo lo scorso aprile ero reduce da un lungo stop per uno strappo agli addominali. Ho giocato e perso senza lottare come mi ero promesso. Per quattro giorni mi sono insultato a morte. Il mio coach mi diceva Matteo è normale. E io a darmi del coglione senza pietà. Però da questo atteggiamento è nato una stagione super”.

Si racconta come un istintivo placato dalla maturità. Che odia la violenza, e che “se vedessi uno che lascia una cicca di sigaretta sulla spiaggia, potrei non rispondere di me”.

Dice di aver imparato scrivere le sue emozioni, appuntarsele come su un diario. E che questo ha funzionato come azione terapeutica. Per trovare certezze:

“Lo sport professionistico ti costringe a vivere a 300 all’ora. Senza casa, sempre in albergo, o in campo. Faccio tanto ma a volte mi sento come se in mano non stessi stringendo niente”.

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