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Salvatores: «Il cinema è una droga meravigliosa, ma forse era più importante fare un figlio»

«Oggi mi diverto a giocare con le mie nipotine, ma non so se sarei stato capace della routine che impone l’essere padre»

Salvatores: «Il cinema è una droga meravigliosa, ma forse era più importante fare un figlio»

Su Repubblica un’intervista al regista Gabriele Salvatores, che è tornato sul set con il film “Il ritorno di Casanova”. Dice che il suo personaggio è fedele all’originale di Schnitzler.

Nel film, spiega,

«non racconto la caduta del maschio ma il passaggio tra l’età matura e la vecchiaia, l’invidia dei vecchi per i giovani. È un film sulla malinconia, il senso di perdita di centralità della vita: arrivano altri che ti sostituiranno».

Non un film autobiografico, ma che racconta molto di lui.

«Non posso definirlo autobiografico ma mi coinvolge come non mai. Ho superato i settant’anni, questi temi mi si pongono, non solo l’arrivo dei giovani registi che, ne parlavo con Servillo, ti fanno sentire con il fiato sul collo, ma una riflessione sulla carriera. È più importante continuare a muoversi in una realtà fittizia che pensi di governare — sei tu che decidi come va il film — o abbandonarsi alla vita, che non è governabile?».

Ed aggiunge:

«Il cinema è una droga meravigliosa che ti toglie qualcosa. Oggi mi chiedo se sia valsa la pena rinunciarvi. Ho paura di rispondere. È una domanda importante. Sì. Ne è valsa la pena, ma rimane un rimpianto».

Continua:

«Sicuramente non avrei potuto fare altro. Ma era più importante fare un figlio? Forse sì. Lo vedo con le mie nipotine, le figlie di Marta, figlia di Diego Abatantuono, mi diverto un mondo. Ma non so se sarei stato capace della routine che t’impone l’essere padre per davvero».

 

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