Hooligans a Wembley, il Guardian: «Lo shock della Uefa è una finzione ridicola e offensiva»

"Bello il ritorno del pubblico allo stadio eh? Le istituzioni del calcio hanno corteggiato Orban e gli ultranazionalisti ungheresi. E questo è il risultato"

ungheria tifosi

Gli hoolingans sono gli altri. In Inghilterra, a Wembley, gli ungheresi hanno riaperto una ferita che per gli inglesi è ancora fresca. Aggravata dalla deriva raziale degli scontri che si sono consumati con steward e polizia sugli spalti mentre giocavano Inghilterra e Ungheria.

“È stata una notte lugubre, tossica, anche surreale”, scrive il Guardian. Cinque, dieci minuti di rissa, con la polizia a manganellare mentre arretrava. Gli ultras di destra ungheresi sono recidivi. E anche i comunicati della polizia di Londra che parlavano, a partita ancora in corso, di “ordine ripristinato”, vengono criticati dai media inglesi. Di quale ordine parlano? “L’ordine non è stato ripristinato – scrive ancora il Guardian – O almeno, non l’ordine del Met, ma piuttosto quella da dittatori di destra che sventolano la loro bandiera nel quartiere londinese di Brent”.

Ma ancora di più, si chiede il giornale inglese, perché, dato che all’Ungheria è stato ordinato di giocare la sua ultima partita casalinga a porte chiuse per abusi razzisti contro i giocatori di colore inglesi, è stato ritenuto accettabile che migliaia di ungheresi si riunissero per guardare il calcio a Londra?

La critica è apertamente rivolta alla Uefa:

“Gli organi di governo del calcio esprimono ogni volta il loro shock, però poi blandiscono il dittatore squallido più vicino. È una finzione ridicola e offensiva”.

“Vale la pena ricordare chi era dall’altra parte di quella linea. Viktor Orban ha armato il calcio come una dichiarazione di potere personale e anche come punto di raccolta per una milizia culturale maschile giovane e aggressiva. Era sbalorditivo agli Europei ascoltare vari esperti della tv inglese esaltare, presumibilmente per ignoranza, per il brivido, uomini in camicie nere prendere a pugni l’aria e proiettare il proprio tipo di nazionalismo aggressivo. Bello il ritorno del pubblico allo stadio, eh?

Il Guardian descrive gli scontri di Wembley “come un sottoprodotto della disperazione del lockdown”. Nel senso che l’Inghilterra s’era illusa di tenere l’ordine. Ma alla riapertura “bentornati al mondo degli stadi. È un po’ buio là fuori”.

Il Telegraph riporta il democristiano no comment del ct dell’Ungheria, l’italiano Marco Rossi:

“Non voglio commentare questa situazione perché non è mio compito. Tutto quello che dico potrebbe essere interpretato male, quindi preferisco non commentare”.

E poi il quotidiano inglese approfondisce sulla natura degli hooligans ungheresi con un pezzo di Tom Morgan: “Estremisti di destra e sedicenti gruppi nazisti sono stati avvistati per decenni durante le partite ungheresi, ma gli ultrateppisti sono stati sempre più incoraggiati dagli attuali leader nazionalisti della linea dura dello stato. La forza trainante della ripresa dei casini guai è la Brigata dei Carpazi ungherese, un gruppo ombrello di vari gruppi organizzati riunitisi circa 12 anni fa. Le loro magliette nere suggeriscono l’allineamento con l’ala paramilitare degli anni ’20 del Partito Nazionale Fascista, ma gli esperti affermano che non tutti i gruppi di tifosi che inizialmente si erano iscritti erano di estrema destra. Ora, tuttavia, gli uomini che si radunano dietro la porta dello stadio Puskas sono universalmente noti per i loro cori razzisti. Organizzano anche manifestazioni a sostegno della politica intransigente del primo ministro nazionalista Viktor Orban, che si è più volte rifiutato di criticarli”.

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