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‘Ariaferma’, il film che mostra che la rieducazione in carcere è impossibile senza compassione e umanità

Fuori concorso a Venezia 78, la pellicola dell’ischitano Leonardo Di Costanzo. Con la fotografia di Luca Bigazzi e la sceneggiatura della napoletana Valia Santella

‘Ariaferma’, il film che mostra che la rieducazione in carcere è impossibile senza compassione e umanità
Fuori concorso a Venezia 78 l’ultimo film del fuoriclasse ischitano Leonardo Di Costanzo narra tra fiction e documentarismo della vita (?) in un carcere, Mortana, situato in un immaginario Supramonte, che con la sua struttura architettonica positivistica sta per essere chiuso perché anacronistico. Ma quando tutto sembra pronto per la chiusura un astruso contrordine burocratico lascia dodici pericolosi prigionieri sotto un’esigua protezione della polizia penitenziaria.
La direttrice (Francesca Ventriglia) della struttura è finanche trasferita ad Albegna ed a capitanare il tutto rimane l’ispettore anziano Gaetano Gargiulo (Toni Servillo) che su suo ordine concentra i detenuti nella parte centrale della struttura, cancellando colloqui e chiudendo la cucina a beneficio di un catering gommoso. I tempi di sgombero si allungano e le difficoltà materiali minime – pasti scadenti, mancanza della luce, impossibilità di contatti con il mondo esterno – costringono ad una sfida muta Gargiulo con il capo ombra dei detenuti Carmine Lagioia (Silvio Orlando) che cerca di patteggiare ambiti di autonomia con i penitenziari. L’ispettore è costretto dai rapporti di forza ad elargizioni nei confronti dei detenuti e lo stesso Lagioia contro il parere dell’ispettore Franco Coletti (Fabrizio Ferracane) fungerà da cuoco.
Tutto il resto del film è la cronaca dello sgonfiarsi – ma non dell’annullarsi – del rigido ed assurdo regolamento penitenziario nei confronti di atti di compassione e finanche di convivialità tra il corpo degli agenti ed i detenuti.
Il racconto delle esperienze e delle colpe dei ‘reclusi dentro’ (Adriano Sofri, Le prigioni degli altri) consente una vicinanza che le regole del carcere non avrebbero mai permesso, pur rimanendo quello di Mortana un carcere vero. La vicenda del giovane Fantaccini (Pietro Giuliano) che aspetta un responso giudiziario estremo consente anche una vicinanza umana inaudita.
Con la fotografia dell’altro fuoriclasse Luca Bigazzi e la sceneggiatura della pluripremiata napoletana Valia Santella (con Bruno Oliviero), ‘Ariaferma’ rimane sospeso nelle nostre coscienze come monito dell’impossibilità materiale di questo sistema carcerario a garantire una rieducazione – che appare fittizia – quando si resta orfani della compassione e dell’umanità.
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