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Il Telegraph e la staffetta persa per un centesimo: «ci sono medaglie d’argento che sono una tortura»

“La culla del potere dello sprint si è spostata dai Caraibi al Mediterraneo: Prima c’erano Bolt e Blake, ora sono Jacobs e Tortu a terrorizzare i rivali”

Il Telegraph e la staffetta persa per un centesimo: «ci sono medaglie d’argento che sono una tortura»
Tokyo (Giappone) 06/08/2021 - Atletica Leggera staffetta 4x100 mt / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Panoramic/Image Sport nella foto: Filippo Tortu

 

Un centesimo di secondo: questo è il frammento di tempo che perseguiterà i quattro migliori velocisti della Gran Bretagna per i prossimi tre anni.

Comincia così il resoconto del Telegraph sulla straordinaria finale della 4×100 maschile vinta dall’Italia alle Olimpiadi di Tokyo. Un evento storico, mai successo e chissà se ripetibile.

Il Telegraph sottolinea come Nathaneel Mitchell-Blake, ultimo frazionista della Gran Bretagna, sia stato rimontato e sorpassato

“dall’irrefrenabile Tortu, colpito sulla linea del traguardo con un affondo finale che nessun membro di questo quartetto britannico avrebbe rapidamente dimenticato. Alcune medaglie d’argento vanno apprezzate incondizionatamente. Questa somiglia a una tortura”.

Il Telegraph riporta le parole di Mitchell-Blake: “La medaglia d’oro era lì, vicinissima. I ragazzi hanno corso in modo fenomenale per portarmi in testa e non sono stato in grado di resistere. C’è quel momento di angoscia e frustrazione, sei a un centesimo dal dare a qualcuno un oro olimpico. Vi sfido tutti a tirare fuori i vostri telefoni e avviare e fermare l’orologio su un centesimo. Non riuscirete a farlo. Ecco quanto eravamo vicini”.

Il Telegraph ricorda che il miglior tempo in stagione di Mitchell-Blake è stato un modesto 10.28 sec, mentre Tortu a vent’anni è sceso sotto i 10 secondi. Ma mentre gli italiani costruivano questo splendido trionfo dalla corsia otto, era come se, per la seconda volta in una settimana, il mondo dell’atletica si fosse inclinato sul suo asse.

Il quotidiano scrive che l’Italia non era tra i quartetti temuti. Proprio come Jacobs nei 100 metri.

Con una velocità sorprendente, sembra che la culla del potere dello sprint si sia spostata dai Caraibi al Mediterraneo. Dove una volta erano Usain Bolt e Yohan Blake ad alimentare il terrore tra i rivali della staffetta, ora quelli che tutti devono temere sono Jacobs e Tortu.

E Mitchell-Blake l’ha spiegata così:

Non puoi essere sorpreso. Hanno vinto l’Eurovision, hanno vinto gli europei di calcio, hanno vinto i 100 metri e ora la staffetta.

Gli inglesi sono sempre gli inglesi. Il Telegraph conclude così l’articolo:

Il cronometro, si dice, non mente mai. Avvertivi la crudeltà di quell’adagio mentre i tempi apparivano sul maxi-schermo: Italia 37.50, GB 37.51. Fu con lo stesso centesimo di distacco che gli atleti britannici suggellarono forse il loro trionfo più famoso nella staffetta, a spese degli americani, alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Qui a Tokyo, quel centesimo sfuggente è stato misurato solo nel dolore di Mitchell-Blake. In questo sport, è fragile il filo che separa i grandi da quelli che vanno vicino ad esserlo.

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