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Rashford: «Chiedo scusa per il rigore sbagliato ma non posso scusarmi per essere nero»

Intensa e commovente reazione sui social per le critiche ricevute e soprattutto per le accuse razziste che hanno accompagnato il rigore sbagliato

Rashford: «Chiedo scusa per il rigore sbagliato ma non posso scusarmi per essere nero»
Guimaraes (Portogallo) 06/06/2019 - Uefa Nations / Olanda-Inghilterra / foto Imago/Image Sport nella foto: Marcus Rashford-Jadon Sancho

Come al solito, Rashford è l’opposto della banalità. Rashford, nazionale inglese, domenica sera ha sbagliato il primo dei rigori consecutivi falliti dalla sua Nazionale nella finale contro l’Italia. Tutti e tre i calciatori che hanno sbagliato, sono neri. Ciò ha provocato un odio razzista sui social e non solo. È stato imbrattato il murale di Rashford a Manchester.

In serata, l’attaccante del Manchester United e della Nazionale ha scritto un lungo status sui social. Si è scusato per la sua prestazione contro l’Italia. O meglio, visto che è entrato a pochissimi minuti dalla fine, si è scusato per il rigore sbagliato. Ha detto che ha avuto una stagione complicata e che è arrivato al momento clou in una condizione di mancanza di fiducia. Ha ricordato il momento del rigore, la lunga rincorsa in cui ha cercato di ritardare il tiro quanto più possibile ma il risultato non è stato quello sperato. “Mi sono sentito come chi ha deluso i propri compagni, li ho lasciati cadere. Un rigore è tutto quello che chiedevo per dare il mio contributo alla squadra”. […]

Rashford, però, poi ha parlato anche d’altro, del razzismo. Lui che è stato in prima linea politicamente in difesa dei sussidi per la mensa per i bambini poveri.

Aspetto di leggere le cose scritte su di me. Che riguardi il colore della mia pelle, dove sono cresciuto, o come decido di trascorrere il mio tempo fuori dal campo. Posso accettare ogni tipo di critica che riguarda la mia prestazione, il mio rigore non è stato all’altezza, avrei dovuto fare gol. Ma non mi scuserò mai per quello che sono e da dove vengo. Non mi sono mai sentito più orgoglioso del momento in cui ho indossato questi tre leoni sul mio petto e ho visto la mia famiglia sostenermi davanti a decine di migliaia di persone. Ho sognato giorni come questo.

Ha ricordato i messaggi di sostegno ricevuti dalla sua comunità  e ha concluso:

Sono Marcus Rashford, ho 23 anni, uomo nero di Withington e Wythenshawe, sud di Manchester. Se non ho null’altro, ho questo. Per tutti i messaggi gentili che ho ricevuto, grazie. Tornerò più forte, torneremo più forti.

 

 

 

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