Erano arrivati a Maebashi con un programma di cooperazione internazionale. Poi è arrivata la pandemia, e già che c’erano ci sono rimasti
Quattro atleti del Sud Sudan stanno preparando le Olimpiadi in Giappone da un anno e mezzo. Erano arrivati a Maebashi, a un paio di due ore d’auto da Tokyo nell’ottobre del 2019 grazie a un programma di cooperazione tra il loro paese – uno dei più poveri del mondo – e il Giappone. Poi è arrivata la pandemia, e già che c’erano ci sono rimasti.
La storia – raccontata da Bloomberg e ripresa dal Post – ci catapulta nel vero “spirito olimpico”, ovvero quella teoria di vicende sportive a volte curiose, paradossali, che raccontano il mondo ben oltre lo sport miliardario.
I quattro atleti, ognuno proveniente da una diversa area del Sud Sudan, sono un mezzofondista, Abraham Majok Matet Guem, e tre velocisti: il 18enne Akoon Akoon, Lucia Moris e Michael Machiek, atleta paralimpico. C’è con loro l’allenatore, Joseph Omirok. Dovevano restare in Giappone dal novembre 2019 fino alle Olimpiadi di agosto. Il rinvio dei Giochi e la pandemia hanno innescato un altro percorso: il budget iniziale per la permanenza di 20 milioni di yen, circa 150mila euro, è salito a 30 milioni di yen, grazie ad una raccolta fondi e alla sponsorizzazione tecnica di alcune famose aziende giapponesi.
Il ritiro s’è trasformato in un’eccezionale occasione di crescita per gli atleti sudanesi, sia dal punto di vista sportivo che personale. Un paio sperano addirittura di restarci, in Giappone, per questioni sentimentali. Il programma tipo Erasmus ha avuto un grande successo. Ed è previsto che quando loro andranno via arriveranno a Maebashi, per altri sei mesi altri atleti sudanesi. Per preparare le Olimpiadi del 2024 a Parigi.