Il tennista mediaticamente meno osannato della nouvelle vague azzurra. Trionfa sull’erba londinese da sempre un ottimo viatico per Wimbledon

Matteo Berrettini vince il Queen’s prestigioso torneo sull’erba londinese. Torne o che ha un albo d’oro ragguardevole, considerato l’anticamera di Wimbledon. Mai nessun italiano era riuscito nell’impresa (Tieleman perse in finale nel 98). Ha vinto all’esordio come riuscì a Becker nel 1985. Berrettini però ha trionfato da testa di serie numero uno del torneo. Oggi il Queen’s non è più così prestigioso, non è un Master mille, ma è una vittoria che vale tantissimo. Ha battuto in finale l’inglese Norrie in tre set: 6-4 6-7 6-3. Diciotto gli ace. Ha giocato come al solito un tennis solido basato sul servizio e sul dritto. È la prima vittoria in un 500 ed è il quinto titolo in carriera.
Berrettini oggi è il miglior tennista italiano, numero 9 del mondo, ma non è mediaticamente osannato come Sinner e Musetti. Non se la tira, è simpatico, e al momento è certamente il più solido della compagnia.
«Non voglio offendere gli altri trofei, ma questo è il più bello» sono le prime parole di Berrettini dopo la vittoria. «Pensare al mio nome accostato a quello di Becker è incredibile. Ho realizzato un sogno di bambino, è un torneo che guardavo in tv».