Sul Giornale. I tifosi del Bayern lo insultavano ma non conoscevano il reale motivo delle sue assenze. Ha creato una fondazione a sostegno dei bimbi malati

Il Giornale racconta la storia di Jean-Pierre Papin fortissimo attaccante francese degli anni Novanta. Giocò nel Marsiglia, nel Milan e nel Bayern di Trapatoni. Si è autodefinito il secondo miglior attaccante francese di tutti i tempi.
“Il più grande è stato Bernard Lacombe, è lui il centravanti dei francesi, poi ci sono io, non avevo il suo modo di attaccare, però ho proposto un calcio nuovo”.
Il Giornale racconta una storia che non tutti conoscono. Improvvisamente Papin
Dal matrimonio con Florence nasce Emily e alla piccola viene diagnosticato un grave problema di salute, cerebrolesa con tetraparesi, malattia rara, per la medicina un punto interrogativo. Jean-Pierre vira, mette il calcio dopo, e di questo non fa parola.
Salta gli allenamenti, in campo si vede poco, i tifosi non capiscono e lo insultano, strapagato e lavativo. Dice: I medici ci avevano detto che non avrebbe mai parlato ne mai camminato, unica soluzione una clinica dove farla sopravvivere senza dolore fino alla morte. Lui e Florence non si arrendono, consigliano loro delle cure negli Stati Uniti, costosissime e in un Paese lontano: Ma si trattava di Emily e volevamo darle una speranza.Lascia spesso la Germania per volare in America, tifosi e stampa non sanno e lo attaccano, torna in Francia nel Bordeaux, adesso il suo tempo lo passa interamente con Emily, l’assiste nella fisioterapia e nella talassoterapia, fa con lei lunghe passeggiate sulle spiagge dell’Atlantico, chiude a 35 anni con il professionismo nel Guingamp, si sente ancora un calciatore ma non ha più voglia di allenarsi e inizia l’impegno a favore dei bambini cerebrolesi.
Emily fa grandi progressi. Jean Pierre trascorre dieci ore al giorno con lei, la stimola, le insegna a riconoscere i colori, le racconta lunghe storie e Emily infine riesce anche a leggere e percorrere cinque chilometri, alcuni di corsa. Oggi Jean-Pierre e Florence hanno fatto cara la loro esperienza dando vita a “Noeuf de Coeur”, fondazione a sostegno delle famiglie con figli colpiti dallo stesso problema neurologico di Emily.