Il Napolista è in grado di ricostruire la giornata particolare del presidente della Lazio con i suoi tre telefonini e in attesa della firma mai arrivata
Il primo cellulare s’illumina, silenzioso, alle 5:40. Poi il secondo, tre notifiche in serie, poi una chiamata – “numero sconosciuto” – e cantano gli albatros in amore (“la devo cambià sta suoneria demmerda”). Infine il terzo. “Igli? E che vuole Igli a quest’ora? Non ce l’ha una vita questo?”.
Lotito guarda il sole che filtra dalle persiane. Il sole, rispettoso, ricambia. L’alba di un nuovo giorno. Scende dal letto con un saltello a destra, e uno a sinistra. Inciampa. Non è un bel presagio. Mentre fa la doccia, la servitù fa squat e flessioni al posto suo. “Sempre detto io che per governa’ bisogna saper delegare”.
Ha ancora addosso la dolcezza della cena a Formello. Gli sguardi d’intesa con Simone, la vigorosa stretta di mano, come si fa tra uomini puri. Nel suo intimo sa d’averlo convinto alla scelta del vino: “Simo’ questo è ‘n Sassicaia. I cinesi non sanno manco che è. Tiè bevi, Simo'”.
Igli lo richiama al telefono 3, quello con la cover dell’aquila di Benelli che traina l’aereo della Lazio.
“E’ fatta presidente. Le ho ho mandato il contratto alla solita mail, lotitobattepandev1a0@gmail.com. Lo deve solo firmare. Calveri sta organizzando l’appuntamento con Simone nel pomeriggio”
“Grazie, Igli. Che me metto? Il completo grigio o quello blu?”
“Grigio presidente”
“Ottimo, blu. Ciao”
Passa in ufficio, sbriga un paio di pratiche. Poi va a Formello, per il pranzo. Ieri ha passato sette ore con Simone, a spiegarsi, a parlare del passato, del futuro, di sogni e di speranze. Gli ha promesso un’altra batteria di attaccanti di peso. Comprati proprio a peso, strappando un prezzo di favore. “Igli c’ha n’amico che non gli tira sòle. Mai”. Simone s’era un po’ lamentato. Ma lui è così: si lamenta sempre, di tutto. Certe volte ha quasi l’impressione di aver preso Mazzarri.
“M’è un po’ spiaciuta quell’uscita da Caressa, domenica. Che staresti aspettando il rinnovo da un anno, e che se non era la Lazio ci avevi già mandato a cacà… Daje Simo’, me fai fa la figura der dilettante. Nun se fa”
“Presidente, io sono un professionista. E ho una parola sola, lei lo sa. Ma avevo bisogno di certezze, rassicurazioni. E’ un periodo un po’ così. Sa, poi ho visto Marotta l’altro giorno…”
“Tu a quello non lo devi proprio nomina’! Nun me fa ‘ncazza’, eh… stamo così bene, essu'”
E insomma avevano riso, scherzato. E poi di nuovo a cena, la sera, per definire gli ultimi dettagli. S’è un po’ stranito quando Inzaghi ha preso a chattare, dopo la cacio e pepe. Silenzioso, con la testa da un’altra parte. Poi è andato al bagno. E quando è tornato aveva un’aria strana, diversa. Ma non c’ha dato troppo peso. So’ ragazzi.
Alle 17 lo chiama un amico giornalista, sul telefono 2, quello con lo schermo crepato.
“Presidente guarda, sto a Viale della Liberazione. Qua c’è Tinti. Dice che sta trattando il rinnovo di Bastoni. Ma me puzza…”.
“Ma stai sereno. Con me quelli pensavano d’aver preso la vacca per le zinne ma hanno preso un toro per le palle. Lo sai no?”
Attacca. Chiama Calveri.
“Io sto aspettando Simone. Avevamo appuntamento mezzora fa, ho provato a chiamarlo. Ha risposto, ma non si sentiva bene. Ha detto che stava entrando in un tunnel…“.
Ha un brivido, Lotito. Lì proprio dove al toro fa più male.
Passa un’ora. Un’ora e mezza. Sul telefono 1 c’è il rullo delle agenzie. Marotta dice che entro stasera l’Inter avrà un nuovo allenatore. La Juve sta per annunciare Allegri. “Vuoi vede’ che questi davvero firmano co’ Sarri? Me s’è mpazzito Nicola”. Se la ride.
Squilla il telefono 3. E’ Calveri.
“Presidente, Simone non è ancora arrivato. Io alle 8 c’ho padel. Che faccio?”
Sul telefono 2 scorge una mitragliata di notifiche. E’ Inzaghi. “Cazzo…”
“Presidente, le devo dire una cosa”
“Non ci ho dormito tutta la notte. La verità è che ho capito che non ho più stimoli. S’è rotto qualcosa. Non so, forse la routine, i figli…”
“Ho immaginato il primo giorno di ritiro. Di nuovo Ciro, Luis che si scoccia di fare le ripetute… non saprei come dargli la carica giusta. Come trasmettergli un entusiasmo che non ho”
“E poi… ho conosciuto un’altra. Vado via con lei. Ma non è colpa sua, Presidente. Sono io…“
Telefono 1 non smette di squillare. Su telefono 2 gli arriva un messaggio da Marotta:
“🖕”
E’ finita.
“Qui timide rogat, docet negare. Trenta denari glie dovevo offri’, altro che du’ milioni…”
Chiama Tare. E gli detta la nota ufficiale da pubblicare sul sito:
“🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬🤬”
Tare trascrive direttamente sul traduttore di Google, dal latino all’italiano.
Lotito prende i tre telefoni, tutti assieme.
“Siri chiama quel pezzo demmerda”
“Non ho quel pezzo demmerda tra i contatti, chi vuoi chiamare?”
“Inzaghi Simone”
Risponde una voce ovattata, con un leggerissimo accento svedese:
“Il dottor Inzaghi ora non c’è, posso lasciare un mess…
“Simo’ lo so che sei tu! Stamme a senti’, ripensaci, nun se fa così….”
tu tu tu tu…
“E mo’? C’è rimasto libero solo Pirlo… No Pirlo no. IGLIIIIIIIIIII”