Infantino democristiano: «Sento dire che bisogna punire i club della Superlega, io sono per il dialogo»
Il presidente Fifa a L'Equipe: «La Superlega è inaccettabile e inimmaginabile, ma un leader deve chiedersi perché ci siamo arrivati»

«O sei dentro o sei fuori, non puoi essere a metà». Disse così Gianni Infantino all’indomani dell’annuncio della creazione della Superlega, minacciando i club coinvolti. Oggi il presidente della Fifa ha rilasciato un’intervista a L’Equipe in cui torna sul tema. Ribadisce il suo no, ma abbraccia una posizione più moderata. Diremmo democristiana. Tende una mano ai ribelli, considerando anche troppo oltranzista la posizione di Ceferin.
«Certe sanzioni potrebbero avere conseguenze importanti e poi bisognerebbe prendersene la responsabilità. C’è da capire di che provvedimenti si parli, sento dire che bisogna punire i club, ma questo potrebbe voler dire castigare anche i calciatori, gli allenatori e i tifosi delle società coinvolte che non hanno nulla a che spartire con il progetto della Superlega. E’ compito delle istituzionali nazionali, poi dell’Uefa e quindi della Fifa, prendere le decisioni opportune. Io, anche nelle situazioni più delicate, sono per il dialogo e non per i conflitti. Dobbiamo evitare di parlare di guerra quando si parla di calcio, soprattutto in un momento come questo in cui tutto il mondo fa i conti con una pandemia senza precedenti».
Ad Infantino viene fatto notare che gli si imputa di avere avuto un atteggiamento benevolo con i club creatori della SuperLeague. Risponde:
«Non è quello che mi dicono tutte le federazioni europee. In ogni caso, sono il presidente della Fifa ed è mia responsabilità fare tutto il possibile per proteggere il calcio mondiale e la sua unità. Non siamo qui per salvare i grandi club dei grandi campionati. Siamo qui, sono qui per difendere tutto il calcio, in tutto il mondo. Compresi grandi club e grandi campionati, ovviamente. Ci sono situazioni in cui si deve essere intransigenti. La creazione di una lega chiusa, “separatista”, al di fuori delle strutture del calcio internazionale, è ovviamente non solo inaccettabile, ma semplicemente inimmaginabile. Su questo punto siamo stati molto chiari. Più volte negli ultimi vent’anni siamo stati molto vicini alla creazione di una Superlega europea. Ogni volta, attraverso il dialogo e le riformulazioni, siamo riusciti a trovare soluzioni che hanno finito per avvantaggiare tutti evitando una pausa. Un leader deve anche chiedersi perché siamo arrivati lì. E, da lì, come possiamo costruire il futuro insieme. Per farlo, bisogna ascoltare tutti: i grandi club, i piccoli, i campionati, i giocatori, le federazioni ma soprattutto i tifosi, che sono il vero cuore del calcio».
Ad ogni modo, che qualche correttivo sia da apportare, nel calcio, è indubbio. Infantino propone le sue idee:
«Tutto il mondo ha sofferto per il Covid, non solo il calcio, dobbiamo trovare le soluzioni per un sistema più sostenibile, penso all’introduzione del salary cap, a limitare le cifre dei trasferimenti, a un tetto alle rose, a un numero massimo di partite. Meno quantità e più qualità, magari con i play-off nei campionati nazionali».