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Ancelotti: «Se fu De Laurentiis a farmi fuori dal Napoli? Non è esatto»

Al CorSport: «Mourinho? Un colpo da maestro, i tifosi lo adoreranno. In Serie A l’eccessivo tatticismo riduce l’intensità»

Ancelotti: «Se fu De Laurentiis a farmi fuori dal Napoli? Non è esatto»

Il Corriere dello Sport, col direttore Ivan Zazzaroni, intervista Carlo Ancelotti. Il tema è l’arrivo di Mourinho in Italia, ma il tecnico dell’Everton tocca anche altri argomenti, Napoli compreso.

«Mou, roba grossa, un colpo da maestro. Ora gli scrivo che vengo a fargli da secondo».

È davvero bollito, Mou? Gli chiedono?

«Sai cos’è bollito? Il cotechino nel carrello è bollito. Porterà entusiasmo, conoscenze, personalità. E un grande allenatore, i tifosi lo adoreranno».

Ancelotti non nasconde di essere contento che il portoghese ha scelto la Roma «squadra alla quale tengo molto».

Della Premier dice che è un campionato molto competitivo ed aggiunge:

«Si possono fare tanti discorsi per tentare di spiegare la loro superiorità sulle italiane, ad esempio – l’eccessivo tatticismo della serie A riduce l’intensità – ma io la risolverei così: in Premier ci sono i giocatori e i tecnici migliori. La vera differenza risiede nella qualità. Che ha un prezzo».

Gli viene chiesto se l’arrivo di Mou alla Roma può essere paragonato al suo passaggio al Napoli. In un primo momento dice che deve pensarci. Poi gli viene fatto notare che entrambi hanno fatto le cose di nascosto. Risponde:

«Allora sì, può essere. Alla fine conta la voglia che uno ha di allenare. Stare fermi a lungo non piace a nessuno, il desiderio è sempre quello di ritrovare il campo. Roma e Napoli, poi, sono piazze importanti. Come in ogni azienda che si rispetti, anche nel calcio il risultato finale deve essere rapportato alle aspettative iniziali. Ci sono squadre che hanno l’obbligo dello scudetto e altre che puntano a entrare tra le prime quattro, altre ancora che si pongono un solo obiettivo: mantenere la categoria».

Arriva la domanda secca: a Napoli fu De Laurentiis a fare fuori Ancelotti?

«Non è esatto. E comunque non aggiungo altro, non ha più importanza».

Ancelotti si schiera contro la Superlega.

«Mi sta bene che si parli di business, di industria del calcio, poiché muove 25 miliardi di euro, almeno così ho letto. Non mi sta bene, però, quando il business uccide il merito sportivo. Ero contro la Superlega perché non lo considerava».

Come si pone Ancelotti nel dibattito sulla qualità del gioco?

«Come sempre: non esistono il gioco bello e il gioco brutto, la qualità del gioco la determinano gli interpreti».

 

 

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