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«Provavo a sbianchirmi la pelle col sapone per ore. Questo era fare il calciatore nero in Germania»

Il racconto degli ex nazionali di colore tedeschi nel documentario “Black Eagles”, su Amazon Prime: chiedevano alle mamme se volevano dare i bambini in adozione in Africa

«Provavo a sbianchirmi la pelle col sapone per ore. Questo era fare il calciatore nero in Germania»

Giocare a Wembley, davanti a 100.000 spettatori, in una squadra con Franz Beckenbauer, Sepp Maier, Berti Vogts. Per Erwin Kostedde questo sogno si è avverato il 12 marzo 1975. Inghilterra contro Germania. Sarà il suo incubo per sempre.

Erwin Kostedde è stato il primo giocatore di colore della nazionale tedesca. Lui ed altri hanno raccontato com’era crescere nella Germania del dopoguerra da figlio di un soldato americano nero. Di come ha cercato di strofinarsi la pelle da adolescente, per cercare di renderla più chiara. “Mi lavavo per tre o quattro ore di fila, ma restavo nero”. Lo hanno fatto nel documentario “Black Eagles”, disponibile su Amazon Prime.

“Non puoi immaginare come fosse camminare per la Germania con quel colore di pelle, allora”, dice ora che ha 74 anni. Ci sono filmati degli anni ’50 in cui la giornalista chiede a una donna con un bambino nero se preferirebbe dare il suo bambino in adozione in Africa, o darlo a un circo.

Era il favorito dei tifosi, a Offenbach e poi a Brema. “Erwin era un eroe, come Gerd Müller”, dice un suo ex compagno di squadra all’Offenbacher Kickers. Ma questa ostilità costante, gli insulti, hanno logorato la vita di Erwin Kostedde.

Anche Jimmy Hartwig è nero. ma reagiva: ha dichiarato apertamente in pubblico di sentirsi discriminato e per questo fu convocato in nazionale solo due volte.

Il film di Körner mostra anche come i giocatori elaborano in modo diverso il razzismo che sperimentano quotidianamente. Hartwig o l’ex giocatore del Colonia e del Düsseldorf Anthony Baffoe che dimostrano la loro autostima al mondo esterno. Famosa la risposta di Baffoe ad un tifoso razzista: “Sarai presto disoccupato comunque, e poi potrai lavorare nella mia piantagione”.

Ma c’è anche Gerald Asamoah in lacrime ai margini del campo, dopo che gli hanno urlato il verso della scimmia per 90 minuti contro l’Energie Cottbus. Asamoah era uno dei pilastri della nazionale, ma dopo le glorie del Mondiale da protagonista, tornato in campionato con lo Schalke ritrova tutto ciò che pensava di essersi lasciato alle spalle: “La sensazione che è tutti ti odino”.

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